Nato nel 1810 presso Varsavia, crebbe nella capitale dove fu presto iniziato agli studi musicali e, altrettanto presto, considerato un bambino prodigio (a soli 7 anni il suo debutto come compositore). Fu fondamentalmente un autodidatta, dato che non ebbe mai un vero maestro di pianoforte e, nonostante questo, divenne uno dei più ammirati virtuosi di questo strumento di cui fu interprete inimitabile. Il pianoforte fu l’esclusivo strumento attraverso il quale riversare il suo genio musicale.
A questo proposito ha scritto di lui il musicologo Giorgio Pestelli: “Fra le misteriose componenti che cristallizzano in quel miracolo che è la musica di Chopin, è probabile che un tempo, come oggi, la nozione di quella originalità assoluta, di quella riconoscibilità immediata dipendesse dall’invenzione di un «canto» che nella voce aveva solo lontane ascendenze, un canto tanto originale che in realtà ha dovuto inventarsi da capo un suono tutto suo, la voce del pianoforte“.
E’ a Parigi, nel 1836, dove si era stabilito dopo i soggiorni di Vienna e Stoccarda, l’incontro amoroso più importante della sua vita: quello con George Sand, scrittrice francese di “scandalosi” romanzi anticonformisti e donna chiacchierata per i numerosi amanti. Artefice dell’incontro fu il suo grande amico ed ammiratore Franz Liszt, sollecitato dalla stessa Sand che era stata presa da una forte curiosità di conoscere questo giovane artista polacco, pallido e gracile.
L’unione durò dieci anni e segnò intimamente entrambi gli artisti. Di questa passione, del suo amore e del suo dolore, delle sue gioie e dei suoi tormenti, dei suoi slanci e delle sue emozioni, troviamo traccia indelebile nelle opere in quegli stessi momenti composte.
Franz Liszt, in un libro scritto nel 1850 in morte dell’amico incomparabile (“Vita di Chopin” – Passigli editori) riporterà alcuni appunti della stessa Sand che ci aiutano a capirne il talento e che, ancora oggi, rimangono insuperati: “ Il genio di Chopin è il più profondo, e il più ricco di sentimenti e di emozioni che sia mai esistito. Egli fa parlare ad un solo strumento il linguaggio dell’infinito. Sa riassumere in dieci righe poemi di una elevazione immensa. (…) Chopin sente la sua potenza e la sua debolezza. La sua musica è piena di sfumature e di imprevisto. Talvolta, raramente, è bizzarra, misteriosa e tormentata. Sebbene egli abbia orrore di ciò che non capisce, emozioni successive lo trasportano a sua insaputa in regioni note a lui solo…”
Ed è in quelle “regioni misteriose” di cui parla George Sand, che ancora oggi, a distanza di oltre 150 anni, la musica divina di Chopin riesce a trasportarci regalandoci momenti di pura emozione e poesia.
Morì a soli trentanove anni di “mal sottile”, quel male che prediligeva i poveri e gli artisti e che, ai suoi tempi, era considerato una “malattia romantica”.
Daniela Zanuso
Vi proponiamo uno dei notturni più famosi: op.9 n°2 nell’esecuzione di Arthur Rubinstein