2 dicembre 1913: Karen Blixen, il cui vero nome era Karen Christentze Dinesen, parte per l’Africa. La Blixen è stata una scrittrice e pittrice danese, la cui particolarità è stata quella di celarsi dietro ad una serie di pseudonimi (Isak Dinesen, Tania Blixen, Osceola fino a arrivare a Pierre Andrézel). Nota al grande pubblico per il suo romanzo diario La mia Africa, ci ha lasciato innumerevoli racconti e romanzi, tutti scritti con grande abilità e talento.
Nacque in Danimarca nel 1885 in una famiglia agiata dove visse un’infanzia serena, turbata solo dal suicidio del padre, quando lei aveva dieci anni. Il suo carattere romantico e un po’ ribelle, poco si adattava alle mollezze, agli agi e alla vita dei salotti danesi. A 19 anni iniziò a scrivere i suoi primi racconti e a dipingere, attività che la distongono dai ritmi di vita del bel mondo aristocratico. Conobbe i baroni Hans e Bror Blixen-Finecke, ma la sua passione per Hans non sarà mai ricambiata e lei deciderà di partire per l’Africa con il gemello Bror, estroverso e perdigiorno, per cercare una fattoria dove poter vivere una vita più autentica e ricca di nuove emozioni.
L’epilogo di questa fuga sarà il matrimonio, celebrato a Monbasa l’anno successivo e il trasferimento in una grande piantagione di caffè nei pressi di Nairobi. Purtroppo l’idillio, nonostante un inizio promettente, non avrà lunga vita. Seguirà il divorzio e la scelta della Blixen di rimanere a dirigere la piantagione che era diventata per lei motivo di vita.
L’attrazione della Blixen per l’Africa era stata immediata. Scriverà alla fine dei suoi giorni: “Entrarono nella mia esistenza come una risposta a una interrogazione profonda della mia natura, forse ai miei sogni d’infanzia, alla poesia che avevo letto ed adorato a lungo allora, o alle emozioni ed agli istinti che giacevano nel più profondo della mia anima».
L’improvvisa e tragica morte di Denys, diventato suo compagno dopo il divorzio con Bror, sarà il motivo per abbandonare ogni speranza di felicità. La crisi del ’31 e il crollo del prezzo del caffè, daranno il colpo finale e la costringeranno, dopo alcuni anni di faticosa sopravvivenza, a chiudere la piantagione e a tornare in Danimarca. Lì si dedicherà ad un intenso lavoro di scrittrice e nonostante il bruciante “mal d’Africa”, non tornerà mai più in Kenya, anche perché afflitta da una salute incerta, probabilmente causata anche dalla sifilide, contratta dal marito nei primi anni di matrimonio.
Di lei ci sono rimasti romanzi e racconti meravigliosi: Il pranzo di Babette, Ehrengard, Sette storie gotiche, Ultimi racconti, Dagherrotipi, Ombre sull’erba, per citarne solo alcuni. Ma anche i suoi “luoghi del cuore” sono rimasti pressoché intatti: nella sua casa in Danimarca, diventata museo, dove c’è ancora il grammofono che le regalò il suo amato Denys Finch Hatton, il compagno più importante della sua vita. Sono rimasti alcuni dei castelli danesi dove lei soggiornò spesso, fino ai luoghi dell’Africa, dove la sua casa è diventata museo e tutta la zona alla periferia di Nairobi oggi è il «quartiere Karen»: caffè, ristoranti, lodge, tutto porta il suo nome e lei rimane la Leonessa Blixen, come veniva chiamata quando era considerata un mito.
Quando nel 1954 il premio Nobel della letteratura fu assegnato ad Ernest Hemingway, lui stesso nell’accettarlo dichiarò che questo onore avrebbe potuto essere riconosciuto ad almeno tre altri autori. Uno di loro era la “meravigliosa Isak Dinesen”.
Daniela Zanuso