di Laurenzo Ticca
Il 2 giugno del 1946 gli italiani abbandonarono il passato e scelsero il futuro. Condannarono il fascismo e i suoi lutti, rifiutarono la monarchia e il suo vergognoso epilogo. Si schierarono a favore della Repubblica.
Il 2 giugno del 1946 iniziò una fase nuova, intrisa di impegno e speranza. Gli intellettuali si mobilitarono e il cinema si preparava a vivere la straordinaria stagione del neorealismo. Di lì a poco nascerà la Costituzione. Un testo considerato di altissimo livello che non sarebbe stato possibile se alle spalle dei costituenti non vi fosse stata l’esperienza dolorosa del regime, l’unità antifascista e venti mesi di lotta partigiana.
Nel paese c’era un diffuso ottimismo. Il miracolo economico era alle porte.
Che ne e’ di quella stagione? Che cosa celebriamo oggi? Molte speranze hanno lasciato il posto alle illusioni. Ben presto l’Italia attinse dal suo bagaglio genetico i tratti impresentabili del familismo amorale, della corruzione, del trasformismo.
Le mafie ne infiltrarono il tessuto economico, ne corrosero le fondamenta politiche e istituzionali. Mani pulite , a distanza di qualche decennio dal 2 giugno ’46 avrebbe svelato il volto deformato della Repubblica. Avviando una vera e propria crisi di regime. Che non sembra essere stata superata.
A distanza di oltre settant’anni dal quel 2 giugno osserviamo un paese che non sembra avere né forma né contenuti. Un paese privo di un ethos pubblico e privato che ne consolidi le fondamenta e i legami sociali, che lo aiuti a cogliere, come si dice con una espressione abusata, “le sfide della modernità”.
Un paese ostaggio dei funamboli della politica. Leaders che affollano i talk show e che osservano dai vetri azzurrati delle loro auto un universo sociale in frantumi nel quale vedono riflessa la propria impotenza.
Resta l’altra Italia quella che da Portella della Ginestra ad oggi, attraverso Pio la Torre, Piersanti Mattarella, il generale Dalla Chiesa, l’avvocato Ambrosoli, don Puglisi, Falcone e Borsellino (l’elenco e’ lunghissimo) ha cercato e cerca tenacemente di mettere radici.