di Camilla Mantegazza
Alfred Dreyfus, Capitano dello Stato Maggiore francese. Condannato il 22 dicembre del 1894 da un tribunale militare. Accusa: alto tradimento. Nulla di sospetto se si omettono le origini ebraiche del Capitano. Nonostante i documenti su cui era stato condotto il processo fossero palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale estensore di una lettera nella quale venivano rivelate segrete e importanti informazioni militari francesi, risalente ai tempi della famosa sconfitta franco-prussiana del 1871.

Il caso giudiziario si diffuse nel paese, facendo presa su molti politici e intellettuali del tempo. Una condanna, un processo e una verità che scossero la Terza Repubblica lungo l’arco di dodici lunghi anni, dal 1894 –anno dell’accusa- al 1906 – anno in cui la Corte di Cassazione riabilitò definitivamente Dreyfus. L’opinione pubblica si divise, mentre Dreyfus si trovava imprigionato nella Guiana francese. Coloro che consideravano l’affaire un eclatante caso di antisemitismo si contrapponevano ai nazionalisti, antisemiti e militari che negavano l’esistenza di quel filo che legava la condanna a qualsiasi “pregiudizio razziale”. Protagonista, nella formazione dell’opinione pubblica, la stampa: in particolare, spiccato rilievo lo ebbe il giornale L’Aurore che pubblicò, il 16 gennaio del 1898, quella famosa lettera di Emile Zola indirizzata al Presidente della Repubblica francese Felix Faure.
Quella famosa lettera che costò cara all’intellettuale ma che andò sempre più confermando la sua immagine di guida morale e intellettuale di una nazione intera.
Era il 23 febbraio del 1898 quando Zola iniziò a scontare il suo anno dietro le sbarre, seguito da un breve esilio in Inghilterra. La condanna nasceva da una denuncia all’arbitrio giudiziario e alla manipolazione dell’informazione. “Formulando queste accuse, non ignoro che mi metto sotto il tiro degli articoli 30 e 31 della legge sulla stampa del 29 luglio 1881, che punisce le offese di diffamazione. Ed è volontariamente che mi espongo. Quanto alla gente che accuso, non li conosco, non li ho mai visti, non ho contro di loro né rancore né odio. Sono per me solo entità, spiriti di malcostume sociale. E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell’umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima. Che si osi dunque portarmi in assise e che l’indagine abbia luogo al più presto. Aspetto. Vogliate gradire, signor presidente, l’assicurazione del mio profondo rispetto”.
Zola scomparve nel 1902, ma, nel 1906 vinse la sua battaglia: in questa data, Drayfus fu riconosciuto innocente.