Una vita dedita all’avventura e all’esplorazione, alla ricerca dei propri limiti e a misurare le proprie capacità in situazioni estreme e di grande solitudine.
Ha meno di vent’anni quando decide di praticare il paracadutismo in seguito al volo acrobatico. Dopo il volo, passa all’esperienza sul mare.
Nel 1972 attraversa l’Atlantico del nord in solitaria e per buona parte del viaggio senza l’uso del timone a causa di un’avaria. Nel 1973, con l’imbarcazione Surprise, circumnaviga, in quattrocento giorni, il globo in solitaria da est a ovest, cioè in direzione opposta rispetto alle correnti. Questo giro del mondo lo fa entrare, come primo italiano, nell’olimpo dei primati.
Non mancano le polemiche e le critiche. Nel 1978 organizza una missione al Polo Sud e invita il giornalista che più degli altri lo critica: Mauro Mancini. Ma accade un imprevisto: al largo delle isole Falkland la sua imbarcazione viene probabilmente colpita da alcune orche e affonda in poco tempo.
Dopo 74 giorni, i due vengono finalmente individuati e soccorsi da un mercantile greco. Sono in gravissime condizioni e hanno perso molto peso e due giorni dopo Mauro Mancini sarà sopraffatto dalla polmonite. Fogar riesce a sopravvivere, ma quest’esperienza lo segnerà per il resto della vita.
Dal polo sud al polo nord in compagnia del fido Armaduk, attraversa a piedi il globo anche se lui stesso ammette di aver utilizzato un aereo per circa 180 km, quando si è trovato alla deriva sulla banchisa. Negli anni ottanta diventa conduttore televisivo e abile divulgatore, mettendo a frutto le proprie conoscenze e capacità di esploratore, con il fortunato programma d’avventura da lui creato e condotto su Retequattro Jonathan – dimensione avventura, precursore in Italia di tutto quel filone, di documentari e trasmissioni su temi ambientali.
Perché hanno tanto incuriosito la vita e le avventure di Fogar? Sicuramente molti hanno apprezzato il suo coraggio, ma anche la determinazione di vivere una vita diversa, aderente alle proprie ambizioni, ai propri sogni, ai propri talenti. Fogar ha rappresentato quello che molti negli anni ’80 hanno inseguito come una chimera: rompere il circuito del conformismo, vivere una vita autentica, magari strampalata agli “occhi dei vicini”, ma capace di realizzare i desideri e le aspettative, al di là del costume e del conformismo sociale.
La nostra crisi, in questo momento, incentiva molti a diventare pionieri di nuove imprese economiche, sociali, ambientali e politiche. La Storia, la Sociologia mostrano come le fasce marginali, le persone escluse dai circuiti del potere, siano quelle che hanno saputo realizzare meglio di altri la loro vita e sono riuscite a orientare la cultura e gli stili di vita. Sicuramente Fogar è fra queste persone.
Fabrizio Annaro