di Emilio Besana
Due balconi: dalla dittatura alla democrazia attraverso la resistenza.
Il Comune di Monza è un palazzo di gusto neo-rinascimentale che ha quasi 100 anni. E’ del 1929. Al secondo piano, il piano nobile, ci sono due grandi balconi: il primo è sul lato meridionale e guarda piazza Trento e Trieste, il secondo è sul lato settentrionale e guarda piazza Carducci.
I due balconi sono collegati fra loro da un grande corridoio pieno zeppo di marmi che corre in mezzo al palazzo. Curiosa e tragica la storia di questi due balconi…
Dal balcone di piazza Trento Trieste, il 31 ottobre del 1932, si affacciò Benito Mussolini. Si era nel mezzo del ventennio fascista e il duce era in città per inaugurare il nuovo monumento ai caduti. Davanti a Mussolini, in piazza, una folla immensa, osannante, plaudente.

Dal balcone di piazza Carducci, il 9 settembre 1943, si affacciò, invece, Gianni Citterio. Si era all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre. Davanti al partigiano monzese, che qualche mese dopo sarebbe stato ucciso dai nazi-fascisti, c’era un popolo impaurito, deluso, affamato. Gianni Citterio cercò di convincere la popolazione a resistere. Il giorno dopo, il 10 settembre, i tedeschi vennero in città…
Due balconi, un corridoio in mezzo… E’ come se, nel corridoio del Comune di Monza, si fosse srotolato il filo della storia: da una parte il regime, dall’altra parte la resistenza e poi la democrazia.

In 11 anni, dal 31 ottobre 1932 al 9 settembre 1943 successe di tutto: la guerra in Africa, la guerra in Spagna, le leggi razziali, l’alleanza fra fascisti e nazisti, la seconda guerra mondiale con le spedizioni italiane in Albania, in Grecia, in Africa e la sciagurata avventura in Russia. Un mare di sangue versato soprattutto dai giovani innocenti.
Forse i due balconi del Municipio di Monza e il lungo corridoio che li congiunge stanno lì proprio ad insegnarci che questo lungo e sanguinoso percorso ci ha condotti alla pace e alla democrazia. Che magari saranno imperfette ma è meglio tenercele strette.
25 aprile 2025
