di Marco Riboldi
25 aprile: il sacrificio di Elisa Sala e Ferdinando Tacoli
In questo 25 aprile funestato dai bagliori di una evento – la guerra – che speravamo fosse ormai un brutto ricordo del passato, almeno sul suolo europeo, ricordiamo ancora una volta che gli italiani non si trovarono la libertà come un dono dato un po’ per scontato, ma dovettero conquistarla a dura fatica.
Girando per Monza, si trovano qua e là alcune lapidi che ricordano il sacrificio di questo o quel nostro patriota caduto per mano fascista o nazista.
Il più delle volte le guardiamo in modo superficiale, senza fermarci a leggerle o a riflettere, soprattutto senza indicarle ai nostri figli e nipoti come invito a quelle “egregie cose” cui accendono “l’urne de’ forti” (oggi Foscolo direbbe ancora le stesse cose?).
Allora proviamo a ricordare qui un paio di questi “forti” che ancora oggi possono esserci d’esempio.
All’interno della scuola che porta il suo nome, in via Vittor Pisani (zona Triante), si trova il ricordo di Ferdinando Tacoli.
Di famiglia illustre ( il padre generale di cavalleria, la madre dama di compagnia della regina Elena) avrebbe probabilmente potuto affrontare con una certa tranquilla sicurezza qualsiasi evenienza: ma era da lui.
Ufficiale di artiglieria, dopo l’armistizio dell’8 settembre rifiutò di servire nell’esercito della Repubblica di Salò e si unì alle primissime esperienze partigiane, raggiungendo il Friuli dove fu tra gli organizzatori di quelle che diventarono le divisioni partigiane Osoppo. Il suo contributo militare fu importante soprattutto nel campo dei sabotaggi e del recupero di armi di tedeschi e fascisti, in modo da armare in modo adeguato le bande partigiane.
Sopravvisse a rastrellamenti e perquisizioni, continuando a organizzare e a partecipare a d azioni di guerriglia, fino al giorno in cui, sorpreso dai nemici alla guida di una squadra e ferito al petto, ordinò il ripiegamento dei suoi uomini, restando solo a far fuoco, in modo da ritardare l’avanzata dei nemici e dare ai compagni la possibilità di mettersi in salvo. Colpito una seconda volta alla testa, muore: è il 6 luglio 1944.
Andiamo adesso dalla parte opposta di Monza, nella zona dell’ospedale. Qui troviamo la scuola intitolata ad Elisa Sala.
Era una ragazza giovane, nata nel 1925: aveva quindi vissuto tutta la sua esistenza nell’Italia fascista, sottoposta alla incessante propaganda della dittatura. Ma questo non le impedì di fare al momento opportuno la scelta giusta e più scomoda.
Diventò una staffetta partigiana (nome di battaglia: Anna) cioè uno di quegli indispensabili agenti che tenevano il contatto tra le formazioni combattenti e che consentivano di organizzare la lotta, gli spostamenti, la messa in sicurezza. Era soprattutto impiegata a mantenere i contatti della Resistenza in Brianza e nella zona del bergamasco.
Una volta venne arrestata, ma riuscì a fuggire. Dopo qualche mese, tornata brevemente a Monza per una visita alla madre, venne riconosciuta ed arrestata nuovamente il 16 febbraio 1945.
Dopo un giorno di torture, venne uccisa il 17 febbraio 1945.
Due nomi, due volti, due ricordi: ho scelto un po’ a caso, o forse no.
La mia passione di insegnante mi ha spinto a cercare due scuole intitolate a questi caduti per la libertà: il loro ricordo aiuterà le giovani generazioni.
Nonostante i nostri sforzi e nonostante alcuni buoni risultati non abbiamo costruito il mondo che i nostri resistenti sognavano: speriamo che i ragazzi, crescendo, sappiano far di meglio.
_________________________________________