Papa Giovanni XXIII indice il Concilio Ecumenico Vaticano II

Piazza San Pietrodi Fabrizio Annaro

Doveva esser un papato  di transizione quello  di Angelo Roncalli, invece  si è rivelata una  rivoluzione copernicana: 25 gennaio 1953, conversione di san Paolo papa Giovanni XXXIII indice il Concilio Vaticano II, la chiesa apre le porte per un nuovo cammino di rinnovamento e di speranza. Papa Roncalli, di animo semplice, amato dai fedeli, è  determinato nel traghettare la chiesa verso luoghi più vicini alla gente, più aderenti al respiro della storia. Il Concilio Vaticano II accoglie e anticipa lo spirito del nuovo millennio: ecumenismo, pace, giustizia, più spazio alle donne, confronto con la scienza e il pensiero neopositivista.

A distanza di anni dal Concilio, la chiesa e il mondo si interroga sul futuro dell’umanità. L’overdose di informazioni e notizie ha indebolito la memoria: il mea culpa proclamato dalla chiesa e da Giovanni Paolo II sull’ingresso della porta santa di san Pietro, nell’anno giubilare del nuovo millennio, appare oggi un’icona, un atto dovuto, ma presto dimenticato.

Oggi i nodi vengono al pettine: lo scandalo della pedofilia, il buio della finanza vaticana, le dimissioni (evento epocale) di papa Benedetto XVI impongono alla chiesa la ripresa del cammino conciliare. Papa Francesco è senz’altro il protagonista di questo nuovo spirito di rinnovamento fatto di annunci e proclami, ma anche di azioni e decisioni concrete. La chiesa di oggi si confronta con un mondo orientato, come sovente affermava Carlo Maria Martini, all’interiorità, al primato della coscienza.

Oggi pensare di sottomettere le masse con imposizioni o autoritarismi religiosi o culturali appare anacronistico e contrario all’esigenza di libertà che caratterizza la nostra epoca. Il futuro della chiesa è nelle mani dei suoi fedeli,  è nel silenzio della coscienza, è la fede incrollabile di Filomena nell’omonimo film di Stephen Frears (recensito anche da Il Dialogo di Monza alla pagina Cinema) che crede malgrado tutto.

 

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