di Fabrizio Annaro
Correva l’anno 36 d.C. quando Stefano fu condannato alla lapidazione. Tra i principali accusatori di Stefano, Saulo di Tarso ufficiale al servizio dell’impero romano. Saulo, di lì a poco, da persecutore dei cristiani, diventerà San Paolo, l’apostolo delle genti, una fra le figure più importanti della storia del cristianesimo.
Di Santo Stefano si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco. Si è pensato anche che fosse un ebreo con grande simpatia per la cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiano e a seguire gli Apostoli. Considerata la sua cultura, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Stefano ricoprì un importante ruolo di responsabilità nella comunità cristiana, comunità che aveva messo al bando la proprietà privata. I suoi membri, infatti, mettevano “i loro beni nelle mani degli apostoli” i quali li distribuivano secondo i bisogni e le necessità di ciascun membro. Inoltre, la comunità aiutava ed assisteva i poveri, curava gli ammalati, stava vicino agli emarginati. In sostanza i cristiani proclamavano il Vangelo attraverso il loro stile di vita. Le prime comunità possedevano fascino ed attrattiva. Erano vicine alle persone e risolvevano grand parte dei loro problemi.
E’ interessante immaginare cosa abbia significato per quel tempo la crescita della comunità cristiana. Essa rappresentava un nuovo modo di vivere, uno stile di vita rivoluzionario che ha senz’altro preoccupato i potenti dell’epoca. Sia i ricchi sia i poveri trovavano beneficio spirituale in quelle comunità. Stefano era, in quel tempo, un importante rappresentane della comunità cristiana, un punto di riferimento per coloro che vedevano nel cristianesimo la svolta per la propria esistenza.
Ecco perché Stefano, uomo per di più colto ed intelligente, era un personaggio scomodo, un ostacolo per i precari equilibri di potere fra Sinedrio e protettorato romano.
Fu trascinato fuori dalla città e lapidato. Durante l’esecuzione, Stefano primo Martire pronunciò le stesse parole di Gesù sulla croce: “Signore, non imputar loro questo peccato“.
Il martirio di Stefano anziché scoraggiare il proselitismo cristiano ne rappresentò un ulteriore incentivo. Stefano è il protomartire ed è il simbolo di ogni martirio. Un esempio, un monito permanente rivolto a tutti coloro che credono di poter sconfiggere un’idea, un credo, una Fede eliminando i loro degni rappresentanti.