29 giugno: Santi Pietro e Paolo

di Fabrizio Annaro

Oggi la Chiesa celebra i suoi santi fondatori: Pietro e Paolo. Due personaggi profondamente diversi, come diversa fu la loro relazione con Gesù. Vi propongo alcuni episodi della loro vita, episodi che mi hanno particolarmente colpito e spero che anche il lettore (credente o non credente) trovi qualche spunto di riflessione.

L’episodio più affascinante della vita di San Paolo è la caduta da cavallo sulla via di Damasco, caduta che porterà Saulo, cittadino romano e persecutore dei cristiani, sulla via della conversione e dell’apostolato. Si legge negli Atti degli Apostoli:

E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero  a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.”

Conversione di San Paolo. di Caravaggio

La parte meno nota è l’incontro a Damasco con il profeta Anania, capo della piccola comunità cristiana, il quale guarirà Saulo dalla cecità per poi battezzarlo a nuova vita con il nome di Paolo. E qui la cosa si fa interessante. La conversione è un fatto traumatico, l’incontro con la divinità è per Saulo un incidente che muta profondamente il corso della vita e le proprie convinzioni. Chi ha fatto esperienza di conversione ha vissuto la confusione, la cecità della coscienza, il disorientamento di dover confrontarsi nel proprio intimo con una nuova dimensione che parla di bene che smonta e travolge le precedenti sicurezze. Una porta che irrompe nel mare del dubbio, delle domande, spesso senza risposta. Mi piace immaginare che Anania, allora capo della Chiesa di Damasco, sia stato la guida di Paolo, colui che “accompagnava” il futuro apostolo delle genti e offriva risposte convincenti a quanto Paolo domandava. Anania guarisce la cecità della coscienza e aiuta Paolo a dare spazio a quella luce che lo investì sulla strada di Damasco. Paolo è apostolo privilegiato perché conosce Gesù attraverso la Fede.

Paolo morirà a Roma vittima della persecuzione di Nerone, decapitato, fra il 64 e il 67.

San Pietro viene descritto come persona irascibile ed istintiva. Gesù lo sceglie come pietra  su sui nascerà la futura chiesa. Bellissimo il racconto evangelico nel quale Pietro intuisce prima di tutti gli altri apostoli la divinità del Salvatore, ma nello stesso tempo  si ribella all’idea che Gesù possa soffrire  ed essere condannato a morte, a morte di croce. “Non sia mai”, dirà Pietro, ma Gesù lo rimprovererà seriamente definendolo addirittura Satana.

“«Voi chi dite che io sia?».  Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».  E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.  E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.  A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli … E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, …, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.  Ma Egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.”

La crocefissione di San Pietro di Caravaggio

 Pietro, per divina rivelazione, sa chi è Gesù: “Il Cristo di Dio”, il suo Unto. Non conosce però la verità sulla missione finale del Messia. Lo pensa glorioso, vittorioso, come uno che avrebbe liberato il suo popolo dalla schiavitù dei Romani come un tempo Mosè aveva liberato i figli di d’Israele dalla schiavitù del faraone. Gesù non è un nuovo Davide e neanche un nuovo Mosè. Invece il destino di Gesù è quello dell’umiliazione, del dolore, della sofferenza, della croce e infine della resurrezione.

Un episodio che mostra la dualità della personalità di Pietro, un dualismo che rispecchierà la storia della chiesa: riconoscere la divinità del Figlio di Dio, rimanere ai margini del mistero della croce, adottare logiche umane di fronte ai pericoli e alle sfide della storia.

La porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma

Anche Pietro come Paolo morirà a Roma, fra il 64 e il 67, crocefisso, ma a testa in giù. Finita la persecuzione dei cristiani, l’imperatore  Costantino concederà un terreno al di là del Tevere, una necropoli, dove sorgerà la basilica dedicata al primo Papa.  Su quel terreno c’è anche la tomba di Pietro.

Abbiamo iniziato con Paolo e vorrei concludere con un altro episodio sempre della vita di Paolo (episodio che mi è stato suggerito da un amico), meno noto, ma altrettanto curioso. Un episodio che mostra il carattere laborioso  di Paolo e il suo desiderio di non essere “peso” per nessuno.

Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci”.

Buon onomastico a tutti i Pietro e Paolo.

image_pdfVersione stampabile