4 maggio 2020: l’Italia riparte

di Fabrizio Annaro

Siamo appesi ad un filo. I prossimi 15 giorni saranno decisivi. Su questo sono d’accordo gran parte degli scienziati e, credo, anche le persone di buon senso. Se i contagi si stabilizzeranno o aumenteranno di poco, significa che saremo a cavallo.  Solo allora sapremo se le misure adottate per garantire la sicurezza,  unite al buon senso dei cittadini, hanno funzionato.

C’è attesa, speranza ed anche un rinnovato clima di fiducia, anche se è innegabile la preoccupazione di molti che temono una ripresa della pandemia ed un nuovo lockdown più devastante del precedente. Si sente forte il desiderio di ricominciare accompagnato dalla più che comprensibile consapevolezza delle difficoltà che dobbiamo e dovremo affrontare.

Oggi, noi italiani, siamo in prima linea. Lo stiamo dimostrando. Creatività, ingegnosità, reattività sono i gradienti che stanno guidando i protagonisti di questa ripresa.  Non ci mancano né creatività né ingegno. Lo hanno raccontato in questi giorni alcuni dei Tg nazionali che hanno, finalmente, proposto storie positive che testimoniano il desiderio di riscatto di questo paese.

A questo spirito di rinascita occorrerà aggiungere una maggiore protezione statale, intervento già attivo ma per molti ancora insufficiente. Chi non è ripartito ha il pensiero di cosa fare, di come affrontare il nuovo corso. La pandemia ha già seminato tanta sofferenza, disagio sociale ed economico, ma in questo momento non siamo in grado di valutare quali saranno le conseguenze per il futuro.

Oggi, 4 maggio 2020, apriamo una nuova pagina di questa storia che appare a molti surreale. Qualcuno proverà l’emozione nel risalire sul treno o sull’auto, ripercorrere le strade e attraversare le piazze delle nostre città. Questa data sarà, mi auguro, ricordata come un giorno speciale, un giorno di speranza. E’ un primo passo verso una riapertura più estesa (di negozi, attività turistiche, centri per l’infanzia, funzioni religiose … ) e più avanti anche della scuola e delle università. Certo, dovremo adattarci a nuove soluzioni, a nuovi stili di vita, ma non è escluso che possano esserci anche inattesi vantaggi .

E’ un leitmotiv di questi giorni affermare: “Nulla sarà come prima,  speriamo di essere migliori”. Questo,  seppur auspicabile, non è scontato. Non dobbiamo attenderci che siano agli altri a diventare migliori. Ognuno di noi è chiamato a dare una risposta.

Molto dipenderà da quanto desideriamo lasciarci cambiare da questa nuova situazione. Il rischio è cedere alla rabbia, alla lamentela, al disagio, alla polemica, al disfattismo, alla disperazione.

Nessuno nega le difficoltà a cui andremo incontro, ma molto dipenderà dalle scelte e dal senso che ciascuno di noi avrà  dato a questo tempo. Il grado di solidarietà, di attenzione e di ascolto verso gli altri, il rispetto delle regole, il superamento delle storture del passato, dipenderà unicamente dalle scelte di ciascuno di noi.

 

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