E’ il 1946, quando lo stilista svizzero Louis Reard, crea questo completino composto da due triangoli con relative bretelle di sostegno, a coprire il seno, e una mutandina che, a quel tempo, fu ritenuta a dir poco scandalosa. E fu il couturier francese Jacques Heim, che lo lanciò a Parigi alla piscina Molitar il 5 luglio di quell’anno. Lo slip che lasciava scoperto l’ombelico, creò un autentico shock e la prova sarà che ci vorranno anni prima che il bikini conquisti le spiagge.
L’invenzione fece naturalmente un tale scalpore che Rèard non riuscì a trovare nessuna modella disposta ad indossarlo. Pensò bene di ingaggiare una spogliarellista del casinò di Parigi, Micheline Bernardini. Gli ideatori scelsero, e successivamente modificarono, anche il nome, dapprima fissato in atome e poi sostituito con bikini, per via della coincidenza con le prime esplosioni atomiche sperimentate sull’atollo Bikini nelle isole Marshall. Il richiamo agli effetti esplosivi del nuovo costume da bagno era evidente.
Ci vorranno comunque molti anni prima che il bikini cominci ad essere indossato. Le prime a sfoggiarlo saranno le ragazze francesi, dal momento che in paesi come l’Italia, la Spagna e il Portogallo la morale bacchettona lo vietava assolutamente. Anche negli emancipati, ma pur sempre puritani, Stati Uniti il bikini, inizialmente ammesso solo in privato o in barca, verrà accettato solo negli anni Sessanta.
Brigitte Bardot fu sicuramente una delle star che, negli anni ’50, rese popolare questo indumento, mentre in Italia le prime che osarono indossarlo furono le attrici e le star di quegli anni Gina Lollobrigida, Sylva Koscina, Silvana Pampanini. I rotocalchi le ritraevano con immagini più o meno sfuocate, riprese in chissà quali situazioni di difficoltà, mentre le riviste di moda continuavano a proporre costumi interi con gonnellini, completi con scolli all’americana, nel migliore dei casi il due pezzi con una mutandina alta sui fianchi.
Il bikini era considerato un oltraggio al comune senso del pudore e comunque scandaloso per la maggioranza, tanto che l’allora ministro degli interni onorevole Scelba ordinò che poliziotti in divisa, muniti di metro da sarto, battessero le spiagge italiane per controllare che l’altezza della mutandina fosse regolamentare.
Erano tempi in cui il perbenismo imperava e non permetteva nessun tipo di esibizione.
Daniela Zanuso