Qual è il prezzo della libertà? L’Italia, ad esempio, ha pagato con il sangue di molti patrioti, che nel XIX secolo sono riusciti a muovere il primo passo fondamentale verso il cammino della strada repubblicana, la forma di Stato custode della democrazia e sinonimo di libertà. Ma il traguardo era lontano e sono state necessarie due guerre mondiali, una dittatura e una guerra civile prima di riuscirci.
Un lungo e faticoso processo che, nel ricordo delle orribili tragedie e delle irripetibili discriminazioni sociali, ha sfociato nella libertà di cui ancora tutt’ora si fa garante la Repubblica Italiana. Ecco perché oggi non dobbiamo farci scappare l’occasione di commemorare una delle tante sanguinose battaglie della Guerra Civile spagnola, la battaglia di El Mazuco. Non dobbiamo dimenticare cosa è successo in quegl’anni bui, al contrario sarebbe opportuno trovare sempre un po’ di tempo per riflettere sulle immagini e sugli avvenimenti storici che, per quanto ci appaiono lontani, rischiano di assomigliare per qualche aspetto al nostro presente, considerato che il genere umano non vuole capire il valore della pace.
In quel periodo, l’Europa era minacciata dalla repressione delle dittature e la giovane Repubblica spagnola non fu certo graziata, in quanto vittima dei ribelli guidati da Francisco Franco, generale nazionalista ispirato al modello fascista italiano. Ma qual è stata la scintilla che ha fatto scoppiare la guerra? Dopo la crisi di governo del 1935, si indirono nuove elezioni e il partito Frente Popolar ottenne la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale. Questo risultato suscitò molta euforia nell’ala anarchica e di estrema sinistra del partito, che decise di attuare riforme troppo radicali ed incisive rispetto alla linea conservatrice. Provvedimenti che divisero in due l’opinione pubblica, dove da una parte c’erano i repubblicani, forza politica legittimata dal volere popolare, e dall’altra i nazionalisti, i ribelli guidati da Francisco Franco.
Non perdiamo di vista però, che la Guerra Civile spagnola è stata un esempio, per il gesto di solidarietà di molti scrittori, giornalisti, intellettuali e politici di tutto il mondo che sono accorsi in aiuto degli antifascisti spagnoli. Non si trattava di adesione al comunismo o all’anarchia, non era una questione ideologica, ma qualcosa che andava oltre tutto questo, perché la libertà è di tutti e non ha colore.
Ricordiamo personalità come Ernest Hemingway, George Orwell, Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, i fratelli Rosselli e i membri della brigata internazionale Garibaldi guidata da Randolfo Pacciardi. Spiccate personalità, alle quali siamo debitori anche per le preziose testimonianze scritte e lasciateci in eredità, come i capolavori letterali Per chi suona la campana di Ernest Hemingway, oppure Omaggio alla Catalogna di George Orwell. Perché, come disse lo studioso Carlo Rosselli prima di essere assassinato: «Oggi a Madrid, domani a Roma, siamo antifascisti poiché non misuriamo la patria a cannoni e a frontiere, la nostra patria corrisponde con quella di tutti gli uomini liberi».
Purtroppo però, conosciamo bene la fine di questa storia e la battaglia di El Mazuco segnò l’inizio della fine della Repubblica Spagnola. Era il 6 settembre 1937, quando le forze franchiste attaccavano il nord del paese per aprirsi la strada verso la conquista del Principato delle Austrie, dopo aver già invaso numerose province della nazione. I Repubblicani risposero al fuoco nonostante, dopo un anno dall’inizio della Guerra Civile, si trovassero già in serie difficoltà nel gestire la difesa. La situazione era drammatica, l’esercito dei Repubblicani era molto ridotto in confronto a quello nei nazionalisti che contava quasi 30.000 uomini in più. E fu così che, con grande coraggio, il Frente Popolar, nonostante lo svantaggio, riuscì a resistere per dodici lunghi giorni, prima di consegnare la libertà della Spagna nelle mani di Francisco Franco.
Veronica Miranda