di Davide Villa
Per chi come me è nato in Lombardia negli anni 80 la Storia, quella con la S maiuscola, è stata un fantastico sfondo animato.
Già, perché fortunatamente la nostra generazione si è trovata in un limbo in cui grandi eventi si sono susseguiti, ma con impatti relativi nella vita di tutti i giorni di ragazzi e ragazze che crescevano nell’Italia 80/90.
Partiamo col botto: Chernobyl.
Io ero in fasce, i più anziani con il grembiule delle elementari, metà di noi neppure nata.
Ed era solo l’inizio delle volte in cui la Storia ci ha sfiorato.
Siamo stati una generazione che è passata indenne nella più grande disgregazione socio-politica del ‘900, perché per i più anziani di noi l’URSS cessò di esistere quando iniziavano la 4°elementare. Del gigante rosso nelle nostre memorie rimane traccia solo grazie agli attempati planisferi presenti nelle scuole italiane.
Abbiamo vissuto il tifone Mani Pulite senza capirne la portata, i retroscena, la foga. Eravamo magari tra quei bambini inneggianti a Di Pietro e Borrelli, senza sapere il perché allora. Senza sapere il perché forse anche adesso.
Le stragi di mafia, la guerra del Golfo, quella dei Balcani, la fine dell’Apartheid.
Eventi che si collocano in un periodo per noi a cavallo tra elementari e medie. Confusi, sgranati come le immagini dei tg di allora.
Giusto i caccia che partivano da Aviano verso fine anni 90 sono ricordi più definiti, ma forse ancora troppo lontani per esserne protagonisti.
Siamo anche stati una generazione nata sotto una buona stella.
Siamo la generazione della fine delle pubblicità shock su siringe e AIDS. Il problema sembrava non esistere più.
Siamo quelli che abbiamo surfato per primi l’onda di internet, del digitale, del computer come strumento di massa.
Siamo quelli che abbiamo imparato ad usare una moneta nuova quando ancora non se ne aveva in mano troppa della vecchia, lasciandola tra i ricordi delle cose da bambino…
Insomma, la Storia correva sullo sfondo e noi andavamo avanti in un mondo che, indubbiamente, ci sembrava migliore di quello che avevamo lasciato alle spalle.
Ci ha sfiorato anche l’11 settembre 2001.
Le immagini delle torri, ma soprattutto quelle dei nostri genitori in lacrime, ci hanno mostrato la forza della Storia.
Quando vuole colpire, colpisce, cambiando il mondo.
Eppure si parlava dell’America, non di casa nostra.
Il terrorismo era globale, sempre più vicino con Madrid, Londra e Parigi.
Nuove guerre, in alta definizione ora.
Eppure la nostra comfort zone rimaneva intatta. Si cresceva con più paura forse, ma senza cicatrici.
Certo, con l’età adulta abbiamo scoperto anche noi i problemi del vivere.
Si dice che la vera piaga della nostra generazione sia il lavoro. Sottopagati, senza futuro, asfissiati dai debiti di qualcun altro. La grande sfida della generazione 80. Verissimo.
Eppure, come diceva l’adagio, “L’importante è la salute”.
Una generazione di poveri precari sì, ma sani.
Nati nel paese giusto. Nel tempo giusto.
Bene, per noi generazione 80 la Storia ha scelto di presentarsi in questo 2020.
Il Covid ha paralizzato le nostre vite, cambiato le nostre abitudini, cancellato la nostra comfort zone faticosamente costruita.
Non abbiamo untori da scacciare, non abbiamo scuse da accampare, non abbiamo soluzioni facili.
Possiamo solo rimanere chiusi in casa attendendo che passi questa bufera che con tutta la sua tremenda potenza sta soffiando su di noi.
Non in un angolo remoto del mondo, o in un paese sfortunato o in una regione esotica.
Qui, in Lombardia, a casa nostra.
E quando tutto sarà finito saranno molti i cocci da raccogliere.
Noi, oggi e soprattutto domani, saremo la generazione messa alla prova.
Perché noi che oggi abbiamo dai 30 ai 40 anni, saremo quelli a cui sarà chiesto di far ripartire questo Paese fermo in quarantena.
Non potremo fare affidamento sui nostri genitori, che spero tutti prossimi alla pensione.
Non potremo chiedere sforzi alle generazioni X,Y, e Z, ancora troppo piccoli.
Siamo noi in prima fila.
I nostri nonni ricostruirono un Paese a pezzi dalla guerra.
I nostri genitori lo portarono fuori dall’odio e dalla paura degli “anni di piombo”.
Ogni periodo buio è stato seguito da una generazione capace di riaccendere la luce, più brillante di prima.
A noi ora toccherà rilanciare un motore arrugginito che è stato forzosamente spento.
Noi dobbiamo avere la forza di stare fermi per proteggerci da una minaccia che non possiamo vedere.
Noi dovremo averne ancora di più, quando ci toccherà tornare a far correre un mondo non abituato alla stasi.
Non possiamo essere lasciati indietro.
Dobbiamo essere protagonisti.
Generazione anni 80, questo è il nostro esame.
La Storia non prepara le domande, le fa.
A noi la sfida di risponderLe.
Promossi o bocciati?