di Francesca Fumagalli
La risposta dell’Europa e degli europei alle sfide del 2019
Le elezioni europee 2019 sono ormai alle porte e il mondo politico, come anche quello intellettuale, si sta preparando con fervore all’appuntamento. L’imminente chiamata alle urne potrebbe segnare il vero momento di svolta per le forze sovraniste e populiste,che al momento intasano i parlamenti di gran parte dei paesi fondatori dell’Unione. Ciononostante, ciò che più sta a cuore a chi vive in prima persona la realtà di Bruxelles, come l’On. Patrizia Toia (capogruppo SD all’Europarlamento) e a chi cerca di formare la nuova generazione di cittadini europei, come l’ex-premier e presidente dell’Università Bocconi Mario Monti, è la percezione che gli aventi diritto di voto hanno e avranno nei confronti dell’Europa.
La parola che in questi mesi di campagna elettorale risuona sulle bocche di tutti è Austerity, la quale si sta ormai svincolando dal suo neutro significato economico per ricongiungersi con il suo corrispettivo etico, la più greve austerità. I parlamenti europei di Strasburgo e Bruxelles assumono giorno dopo giorno una sfumatura sempre più tetra e spaventosa nell’opinione pubblica, quasi ormai si limitassero ad essere arcigni professori di cui temere il giudizio. Attraverso le parole dell’On. Toia e di Mario Monti, i quali nelle ultime settimane – in occasioni distinte – si sono espressi al riguardo, proviamo a ripercorrere la strada che ha condotto negli ultimi anni l’Unione Europea a divenire oggetto di critiche e sfiducia da parte dei suoi stessi cittadini.
Lo scorso 28 febbraio, all’incontro tenutosi presso la “Fondazione Maria Paola Colombo Svevo” a Monza dal titolo Lampi su Bruxelles: quale futuro per l’Unione Europea, l’europarlamentare riconosce che un’importante fonte del rinnovato sentimento antieuropeo sia il dilagare ininterrotto di notizie diffamatorie e infondate, le cosiddette fake news. Con l’avvento dei social network e di un’informazione sempre più digitale, utilizzare la UE come capro espiatorio delle difficoltà nazionali è stato sempre più facile. Questo pericoloso meccanismo ha visto il suo primo utilizzo (e i suoi primi frutti) in occasione della campagna per la Brexit e dal referendum inglese non si è più fermato.
Entrambi gli oratori si definiscono, ciononostante, fiduciosi in un futuro costruttivo, all’alba dell’imminente uscita della Gran Bretagna dall’UE e delle elezioni europee di maggio.
L’On. Toia si afferma convinta che a prevalere a Bruxelles e a Strasburgo saranno le forze politiche disposte a cambiare, anche drasticamente, gli attuali modelli dell’Unione Europea. Tra i prossimi obiettivi spicca il miglioramento della comunicazione tra europarlamento e cittadini, così da fronteggiare ad armi pari le dannose fake news e rendere invece noti e ben visibili i successi raggiunti dall’UE per il miglioramento concreto della vita dei singoli europei. L’Europa deve ripartire dai valori su cui e per cui è stata fondata e far si che mai più vengano considerati rinunciabili.
Infine, il presidente dell’Università Bocconi Mario Monti, insieme alla direttrice della London School of Economics Minouche Shafik, lancia un forte messaggio a tutti i giovani cittadini europei preoccupati di come la Brexit e le forze sovraniste possano ostacolare le proprie speranze di una formazione intercontinentale: l’avvio, a partire dall’anno accademico 2019/20, di una Double degree – con sede a Milano e Londra – in European and International Public policy and politics. Il segno che il mondo accademico si eleva rispetto alle decisioni politiche nazionali e si impegna a formare una inclusiva generazione di giovani europei.
Anche Mario Monti si esprime in merito al malcontento popolare nei confronti dell’Europa e lo fa in occasione di una conferenza tenutasi all’Università Bocconi in data 18 febbraio e intitolata Shaping a New Era. Europe after Brexit. In tale sede l’ex-premier ammette che la fiducia di cui un tempo avrebbe goduto l’europarlamento sia via via andata a ridimensionarsi anche a causa di azzardate scelte politiche, in cui l’Europa è stata utilizzata come valvola di sfogo per criticità nazionali. Viene perciò citato l’esempio di David Cameron, il quale, nel tentativo di rafforzare il proprio potere nei confronti del partito conservatore, ha trasferito la questione in mani europee con le conseguenze che tutti conosciamo.