A Forlì, è protagonista Ulisse

Il mito di Ulisse, in tutte le sue declinazioni visive è al centro della nuova mostra ai Musei di San Domenico di Forlì (fino al 21 giugno 2020). Un mito che da tremila anni  scandisce e domina la cultura  dei paesi del Mediterraneo e non solo. 

Mito che si è fatto storia e si è tramutato in archetipo, idea, immagine. E che oggi, come nei millenni trascorsi, trova modalità visuali diverse. Specchio delle ansie degli uomini e delle donne di ogni tempo.

La vasta ombra di Ulisse si è distesa sulla cultura d’Occidente. Dal Dante del XXVI canto dell’ Inferno allo Stanley Kubrick di “2001 – Odissea nello spazio”, dal capitano Acab di “Moby Dick” alla città degli Immortali di Borges, dal Tasso della “Gerusalemme liberata” alla Ulissiade di Leopold Bloom, l’eroe del libro di Joyce che consuma il suo viaggio in un giorno, al Kafavis di “Ritorno ad Itaca” là dove spiega che il senso del viaggio non è l’approdo ma è il viaggio stesso, con i suoi incontri e le sue avventure.

Il contributo dell’arte è stato decisivo nel trasformare il mito, nell’adattarlo, illustrarlo, interpretarlo continuamente in relazione al proprio tempo.

Un grande viaggio dell’arte, non solo nell’arte. Una grande storia che gli artisti hanno raccontato in meravigliose opere. La mostra racconta un itinerario senza precedenti, attraverso capolavori di ogni tempo: dall’antichità al Novecento, dal Medioevo al Rinascimento, dal naturalismo al neo-classicismo, dal Romanticismo al Simbolismo, fino alla Film art contemporanea. Sono 250 le opere esposte e tra i più preziosi reperti archeologici  c’è la nave greca arcaica di Gela, tra le più antiche del mondo.

Giorgio De Chirico, Ulisse. Autoritratto come Odisseo, 1922

Poiché Ulisse siamo noi, le nostre inquietudini, le nostre sfide, la nostra voglia di rischiare, di conoscere, di andare oltre. Muovendo alla scoperta di un “al di fuori” sconosciuto e complesso che è dentro di noi.

Il tema di questa mostra, che già si preannuncia eccezionale per livello dei prestiti e per qualità dell’allestimento, è assolutamente affascinante.

“Una mostra dove la grande arte non appare ancella, per quanto meravigliosa, della storia e del mito e non ne è mera illustrazione – sottolinea Gianfranco Brunelli ma evidenzia come dalla diretta relazione tra arte e mito, attraverso la figura paradigmatica di Ulisse, nasca e si rinnovi il racconto. Perché l’arte, figurandolo, ha trasformato il mito. E il mito ha raccontato la forma dell’arte”.

John W. Waterhouse, Sirena, 1900

 

 

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