La Redazione
Il mercato editoriale del XXI secolo non invoglia, non incita, non promuove la scrittura di una poesia organizzata a discorso. Non è adatto alla pubblicazione di un poema epico. Alessandro Porto non la pensa allo stesso modo ed un poema epico l’ha scritto ugualmente. Anzi, l’ha anche pubblicato.
Vent’anni, un incrollabile amore per la poesia e la volontà di lasciare un segno. Alessandro Porto, giovane promessa letteraria di Biassono, ha pubblicato il suo primo libro, Mezzi Racconti di un Mezzo Artista, nel 2017. Nonostante la giovane età si è aggiudicato, sempre nel 2017, il titolo di campione regionale di PoetrySlam Under20 e ha vinto quest’anno l’X Factor Letterario-Parole Aperte, organizzato dall’associazione culturale Hemingway & co. A seguito di questa vittoria ha potuto pubblicare, con la casa editrice torinese Ananke LAB, la sua ultima fatica letteraria, un poema epico contemporaneo, dall’eloquente titolo A Regular Poem. Si tratta infatti del “solito poema”, per così dire, come se fosse il nipote della Divina Commedia, dell’Eneide o dei poemi omerici. Ha 24 canti, proprio come quest’ultimi, e come qualsiasi poema che si rispetti è aperto da un proemio. Per quanto possa sembrare azzardato scrivere un poema in versi nel nostro secolo, Porto lo fa. Con una leggerezza disarmante, decide di far tuffare i propri lettori in un racconto tanto avvincente quanto surreale.
Romeo, operaio della Brianza, si perde a Milano nel tentativo di ritrovare la propria amata: una prostituta. Durante il suo viaggio, come in ogni poema da millenni, finirà per rimanere invischiato in mille peripezie, metafore di questo o quell’aspetto dell’uomo e della sua esistenza. Nel suo pellegrinare troverà due guide, il Poeta, un Virgilio contemporaneo, e Stella, Beatrice moderna. A differenza dei loro ben più nobili corrispettivi danteschi, queste due guide non hanno certezze da insegnare, non sono portatrici di verità rivelate. Così Virgilio finisce per diventare un poeta di periferia, nichilista fino al midollo, e Beatrice è trasformata in una donna illusoria, un’idealizzazione destinata a cadere.
Tutto il nucleo concettuale di A Regular Poem si concentra proprio su questa trasposizione contemporanea dei temi epici e dei suoi personaggi. Tra le pagine del libro troviamo di continuo, a partire dal protagonista stesso, uomini e donne che sarebbero stati eroi memorabili in un’altra epoca, ma che oggi sono rilegati nei bassifondi milanesi, disillusi e senza speranze. Romeo stesso inizia il suo viaggio con questi presupposti: è un uomo senza virtù, che non crede in nulla se non per convenzione, con una famiglia indesiderata ed un lavoro monotono ed estenuante.
Quello che accade tra le pagine di A Regular Poem è però che il nostro antieroe finisce per trasformarsi, via via, in tutti i personaggi della letteratura, da Dante ad Odisseo, da Encolpio ad Enea, per rivelarsi alla fine Zarathustra, il Superuomo. Il viaggio di Romeo è un viaggio nel nulla per ridare un senso al nulla. Romeo diviene il demiurgo della propria realtà ed esempio per il mondo, testimone di una verità soggettiva, ma estendibile all’universo intero. Di fronte ad un mondo senza valori, senza sogni, senza desideri, Romeo oppone la propria esistenza come testimonianza dell’esistenza del tutto. Come ci rivela Alfonso M. Petrosino, firmatario della prefazione al testo, Porto ha infatti scelto come filosofia madre del poema il pensiero di F. Nietzsche.
Come ci rivela l’autore stesso nelle note di introduzione al testo, il valore di A Regular Poem non sarebbe stato apprezzabile se fosse stato scritto in prosa anziché in versi. Il racconto in sé trova forza solo in comunicazione con lo stile, la metrica e la struttura che mutano lungo i canti. Poiché Romeo cambia durante la propria avventura e con esso cambia il mondo, in virtù di come lui l’osserva, ecco che i primi canti sono caratterizzati da toni tragicomici, versi sciatti e post-moderni, ma più si avanza nella lettura più si trovano forme alte, nello stile e nella metrica, fino ad arrivare a canti in terzine dantesche o in ottave. Romeo dà il proprio ordine al mondo e lo stile utilizzato riflette questa magia, questa capacità creatrice.
Grazie a questa operazione stilistica, alla varietà dei temi trattati e alla memorabilità di certi personaggi, A Regular Poem combatte a diritto per diventare un testo letterario, conosciuto e riconosciuto. Un testo così estemporaneo e anacronistico da sembrare provenga dal futuro più che dal passato, ma sicuramente apprezzabile oggi come tra cent’anni. Non ci resta che chiederci se il mondo dell’editoria, con i propri calcoli commerciali, i propri algoritmi e le proprie strategie di marketing, non rischi di perdersi opere d’arte e testi veramente innovativi, relegati, come in questo caso, alla piccola editoria.
La speranza è però che testi come A Regular Poem trovino sempre un modo per venire a galla, per imporre il proprio tutto in mezzo al vuoto.