Avrebbe dovuto chiamarsi Elsa Lo Monaco, in quanto nata dall’unione naturale, tra Irma Poggibonsi, maestra ebrea di origini modenesi, e l’impiegato Francesco Lo Monaco. Alla nascita viene riconosciuta a tutti gli effetti da Augusto Morante, marito della madre e insieme a lei, residente nel quartiere popolare di Testaccio a Roma. Elsa cresce insieme ai fratelli più piccoli, tutti figli dello stesso Lo Monaco. E’ la storia di una famiglia è un po’ particolare, i cui complicati risvolti si trascineranno nella personalità di Elsa anche nell’età adulta.
L’amore per la scrittura la coglie ancora adolescente, quando inizia a scrivere favole per bambini, poesie e racconti brevi, che pubblica con pseudonimi maschili. Alla fine degli studi liceali, lascia la famiglia per andare a vivere da sola, ma la mancanza di mezzi economici la costringe a lasciare la facoltà di Lettere, mantenendosi con la stesura di tesi di laurea , lezioni private e la collaborazione a riviste e a giornali.
Grazie alla conoscenza del pittore Capogrossi, nel 1936 Elsa conosce lo scrittore Alberto Moravia, che sposa cinque anni dopo. Insieme frequentano i maggiori scrittori e uomini di pensiero italiani del tempo, tra cui Umberto Saba, Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini. Con quest’ultimo, Elsa crea un profondo legame di amicizia e di collaborazione professionale.
La seconda guerra mondiale la costringe a rifugiarsi, insieme al marito e anche a causa delle idee antifasciste di lui, a Fondi, in Ciociaria. Questi luoghi appariranno di frequente nelle opere narrative di entrambi gli scrittori. Nel ’48 il suo primo romanzo Menzogna e sortilegio.
Viaggia moltissimo, scrive, collabora con la Rai e, da grande appassionata di cinema, partecipa con l’amico Pasolini alla lavorazione dei suoi film negli anni Sessanta, in qualità di aiuto-regista o come collaboratrice delle colonne sonore. Con il romanzo L’isola di Arturo, vince nel 1957 il Premio Strega e rivela pienamente le sue doti di ingegno e la grande capacità narrativa. E’ un romanzo di formazione, il ricordo di un Eden perduto, una storia in cui si respirano leggerezza e grazia, in cui la Morante è capace di offrire infinite emozioni.
Nel frattempo, il complicato rapporto con Moravia inizia a soffrire di alti e bassi. Elsa è alla costante ricerca di un difficile equilibrio, combattuta tra le esigenze di indipendenza e di emancipazione e il bisogno di protezione ed affetto. E’ una scrittrice precoce con una grande capacità di provocazione e di metamorfosi, tanto che nessuno dei suoi libri somiglia al precedente, ma mostrerà una originalità tardiva. La svolta sarà la profonda crisi degli anni sessanta, dopo la separazione da Moravia e la morte violenta di Bill Morrow, pittore newyorkese a cui si era legata.
Elsa sottopone se stessa ad un esame retrospettivo, si ripensa, rinasce diversa. Di quegli anni anche la presa di coscienza politica (“Pro e contro la bomba atomica”), ma anche l’angoscia per il futuro dell’umanità.
Elsa Morante è tormentata dall’ossessione della morte e della vecchiaia e i suoi romanzi sono una ricerca continua di una via di uscita dal buio del presente. Nel 1968 pubblica Il mondo salvato dai ragazzini, una raccolta, che unisce in modo bizzarro forme di poesia tradizionale, canzoni, favolette morali.
Nel 1971, avvia la scrittura del suo terzo romanzo La Storia. Ambientato nella Roma della seconda guerra mondiale, ebbe subito un grande successo di vendite e fama internazionale, ma ricevette anche attacchi spietati da parte di molti critici sia di destra che di sinistra, che mostrarono di avere grandi difficoltà ideologiche a penetrare il senso profondo del libro.
L’ultimo romanzo, che esce nel 1982, è Aracoeli, l’estremo libro in cui la Morante scrive una delle più belle storie della letteratura italiana sul rapporto madre e figlio, lasciandoci con il suo definitivo abbandono di un’idea positva del mondo.
Daniela Zanuso