Accadde oggi: la condanna di Galileo

di Fabrizio Annaro

Il 22 giugno 1633 si conclude il processo a Galileo con una sentenza di condanna. Galileo si salva perchè decide di abiurare le proprie convinzioni e pronuncia l’atto di abiura nelle mani dei cardinali della Santa Inquisizione. Si apre così una delle pagine più buie della storia del pensiero,  una frattura fra scienza e la fede, una contrapposizione che si  perpetuerà  fino ai nostri giorni.

“Io Galileo, fig.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, et inginocchiato avanti di voi Emin.mi et Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Christiana contro l’heretica pravità generali Inquisitori;  … dopo d’essermi stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere nè insegnare in qualsivoglia modo, nè in voce nè in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d’essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa dottrina già dannata et apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna solutione, sono stato giudicato vehementemente sospetto d’heresia cioè d’haver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo et imobile e che la terra non sia centro e che si muova;”

Galileo sarà parzialmente “riabilitato” dalla chiesa nel 1822 con la pubblicazione di una sua opera dedicata alla Fisica ottica. La piena “riabilitazione” si avrà  con Giovanni Paolo II. Papa Wotjla all’inizio del suo pontificato aveva istituito  una commissione che vagliasse e studiasse attentamente il caso Galilei. Dopo anni di lavoro questa commissione ha sconfessato la santa inquisizione definendo ingiusta la condanna e ha dato ragione a  Galilei. Da qui la richiesta  di perdono, nell’anno giubilare 2000, da parte del Papa e della Chiesa cattolica.

Rimaniamo affascinati, ma  anche sorpresi per come Galileo Galilei abbia affrontato questa complessa situazione. Era accusato di aver divulgato la teoria copernicana e di aver “carpito”  l’imprimatur per la pubblicazione  dei Dialoghi sopra i due massimi sistemi del mondo. Secondo la teoria copernicana sono i pianeti a girare intorno al sole e non viceversa. Una teoria che aveva suscitato  lo sconcerto da parte dei domenicani .

La teoria copernicana era vista da alcuni domenicani come teoria eretica, dissacrante, che metteva in discussione le verità teologiche della fede in particolare gli scritti biblici che esplicitamente richiamano al movimento solare. Secondo Galileo la nuova teoria sul moto dei pianeti non sconfessava le verità teologiche, perché questi scritti si limitavano all’apparenza dei fenomeni.

Purtroppo Galilei non è stato ascoltato. Egli  stesso aveva individuato una “strada” che poteva rappresentare una via d’uscita  rispetto alle diverse vedute e al “conflitto” che si era aperto fra Fede e Scienza.

Secondo Galileo gli scritti biblici rappresentano la “grammatica” con la quale si manifesta la rivelazione di Dio. Anche la matematica e la scienza nel rilevare i segreti della Natura, possono adempiere al compito di mostrare la presenza divina.

Galileo era credente ed era convinto che Teologia e Scienza potessero andare d’accordo perché entrambe rappresentano, schematizzando, le facce di una stessa medaglia.

La  Natura, infatti, oggetto delle indagini scientifiche, nella visione della Fede, è stata creata da Dio e quindi, nel contesto galileiano, non si può che concludere che la missione della scienza è quella di ampliare le conoscenze perché  Dio è infinito pensiero e quindi non è possibile catalogarlo, restringerlo o concepirlo solo e soltanto con un unico strumento di indagine e conoscenza.

Oggi il dibattito e il dialogo fra scienza e fede prosegue in modo più pacato e più equilibrato. I grandi temi posti dal processo di Galileo, però, appaiono ancora all’ordine del giorno.

Sicuramente la Chiesa ha maturato una maggiore apertura e si è posta il problema di approfondire  insieme agli scienziati i temi della vita e di collaborare  con essi nell’affrontare  le grandi sfide dell’umanità.

Galileo è stato criticato per aver abiurato le sue concezioni, salvando così la propria vita. Secondo alcuni sostenitori dello scienziato pisano, Galilei avrebbe dovuto accettare il martirio e rifiutare l’abiura. Anche qui, forse, Galileo ha dimostrato grande saggezza perché, come egli  pensava, l’abiuro in ogni caso,  non avrebbe cancellato la verità di fondo che sta alla base della scienza moderna con la quale la religione e la Chiesa ancor oggi si confrontano.

Galilei morirà nel 1642 dopo aver trascorso, oggi diremo  agli “arresti domiciliari”,  il resto della vita accudito dalla figlia suora. Morirà nel dolore, semi cieco e chissà se fra le mura della sua abitazione alle porte di Firenze ha nutrito la speranza che un giorno gli eredi di chi lo aveva accusato gli avrebbero dato ragione.

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