di Daniela Annaro
“Comprate, comprate il Corriere della Sera” urlavano gli strilloni in piazza della Scala a Milano la sera del 5 marzo 1876. Era la prima domenica di Quaresima e, per tradizione, i giornali non uscivano nel giorno di festa e di riposo. Aveva quattro pagine, ne furono vendute 15000 copie e tutto il ricavato andò in beneficienza per non infastidire la concorrenza.
La prima sede era in Galleria Vittorio Emanuele il giornale contava solo su tre redattori e quattro tipografi. Direttore e co-fondatore era Eugenio Torelli Viollier, un intellettuale liberal-riformista che in gioventù si era schierato con le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi.
Pubblico, vogliamo parlarti chiaro. In diciassette anni di regime libero tu hai imparato di molte cose. Oramai non ti lasci gabbare dalle frasi. Sai leggere fra le righe e conosci il valore delle gonfie dichiarazioni e delle declamazioni solenni d’altri tempi. La tua educazione politica è matura. L’arguzia, l’esprit ti affascina ancora, ma l’enfasi ti lascia freddo e la violenza ti dà fastidio. Vuoi che si dica pane al pane e non si faccia un trave d’una fessura. Sai che un fatto è un fatto ed una parola non è che una parola, e sai che in politica, più che nelle altre cose di questo mondo, dalla parola al fatto, come dice il proverbio, v’ha un gran tratto.
Parole, quelle qui sopra, del direttore Torelli Viollier sul primo numero del Corriere della Sera. Il proclama di un giornalista moderato che faceva proprie le istanze di imprenditori lombardi conservatori, ma moderati, che avevano bisogno di un giornale capace di interloquire con la Sinistra storica, in procinto di sconfiggere la Destra alle elezioni di novembre del 1876, come puntualmente avvenne. Per fondare il giornale,Torelli Viollier preventivava una raccolta fondi di 100.000 lire. Ne raccolse trentamila e quell’avventura editoriale poté iniziare.
Pochi anni dopo, nel 1882, tra i comproprietari c’era anche Cristoforo Benigno, capostipite della famiglia Crespi , rimasta nel giornale fino a metà degli anni settanta del Novecento.Il Corriere della Sera nacque come giornale liberal moderato, dunque, che doveva competere con altri otto quotidiani: in campo moderato dominava Il Secolo, mentre in quello conservatore Il Pungolo e la Perseveranza che vendevano molte copie.
Il Corriere, dopo il boom del primo giorno, si attestò nelle vendite attorno alle 3000 copie. Torelli Viollier lo diresse fino alla morte, nel 1900, prevedendo e condizionando la scelta del successore Luigi Albertini. E’ con il secondo direttore che il Corriere della Sera divenne un testata prestigiosa a livello nazionale, grazie anche a illustri collaboratori come Gabriele D’Annunzio, Luigi Einaudi, Luigi Pirandello.
Albertini venne estromesso dagli stessi Crespi nel 1925. Il giornale aderì al fascismo, finita la guerra vennero sospese le pubblicazioni per poco più di un mese, nel maggio del 1945 ripresero con la testata Corriere di Informazione. Solo l’anno successivo, il quotidiano riapparve in edicola con la dicitura Nuovo Corriere della Sera, dicitura che mantenne fino al 1959. Nel dopoguerra il Corriere recuperò il prestigio del passato e tornò a essere il più importante quotidiano nazionale, mantenendo un profilo moderato.
Fino agli anni Settanta. Sotto la direzione di Piero Ottone, con il beneplacito dei proprietari Crespi, il quotidiano si aprì alla sinistra e questo creò grave scompiglio sia tra i lettori moderati che in redazione, ma anche e soprattutto fra i finanziatori del giornale che già versava in gravi difficoltà economiche. Indro Montanelli si dissociò dalla nuova linea editoriale del giornale, mantenendo solo una rubrica.
Tra il ’73 e il ’74 il giornale cambiò proprietà e venne acquistato dalla Rizzoli Editore. Nel 1981 scoppiò una nuova bufera: venne resa nota la lista degli affiliati alla loggia massonica segreta P2. Vi comparivano i nomi del direttore Franco Di Bella e quelli di Angelo Rizzoli e di Bruno Tassan Din, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Rizzoli-Corriere della Sera.
Per la gravissima situazione finanziaria, il quotidiano di via Solferino venne messo in amministrazione controllata,provvedimento adottato dal Tribunale di Milano. Iniziò un lungo periodo di crisi economica e di autorevolezza. Il quotidiano riprese fiato solo nel 1987 sotto la direzione di Ugo Stille.
Dal Primo maggio 2015 è diretto da Luciano Fontana, succeduto a Ferruccio de Bortoli. Il 5 luglio 2016 , Urbano Cairo conquista il controllo del gruppo editoriale RCS Media Group che pubblica il giornale.Il 3 agosto Cairo diviene presidente e amministratore delegato di RCS.