di Daniela Zanuso
Ti servono i pomodori?
Li puoi raccogliere accanto alla scuola. L’insalata e le zucchine, invece, le trovi dietro il deposito ferroviario. Tutto è cominciato nel 2008 a Todmorden, nello Yorkshire, una deliziosa cittadina di epoca vittoriana con non più di quindicimila abitanti. Pamela Warhurst è stata l’ispiratrice di un’idea che ora, si è tradotta in un progetto ambizioso. Pamela ha cominciato così: dopo aver coltivato il suo orto, ha piazzato cartelli che invitavano i passanti a raccogliere i prodotti di cui avevano bisogno. Ora, il suo progetto “incredible edible” (traducibile come “incredibile commestibile”), è diventato un movimento che sta crescendo in tutto il mondo, anche in Italia.
Oggi Todmorden è una città-orto e gli abitanti, nonché fondatori, si sono prefissati di raggiungere l’autonomia alimentare entro il 2018. I residenti sono incoraggiati a trasformare il loro vicinato in “spazi pubblici edibili“, coltivando cibo ovunque possibile. Tutti gli abitanti partecipano a seminare, piantare, innaffiare, innestare e al momento giusto, raccolgono i frutti del loro lavoro, naturalmente senza approfittarne, ognuno nel rispetto del bene collettivo.
Ci sono numerosi vantaggi: coltivare diventa l’occasione per riscoprire il contatto con la natura, un momento di socializzazione e condivisione che migliora il nostro stile di vita. Inoltre questa è un’occasione di recupero ambientale, perché nelle aiuole e nei giardini si evita di gettare cartacce, mozziconi di sigaretta, considerato che l’obiettivo è di proteggere gli spazi che daranno gustosi frutti ed ortaggi.
Per i giovani e i bambini l’orto acquista una valenza didattica, di educazione alla salute e alla sostenibilità ambientale e, non ultimo la cosiddetta ortoterapia, sperimentata da decenni nel nord Europa ed in America, è utilizzata con successo in percorsi di riabilitazione per persone affette da disabilità fisiche o psichiche. E’ un dato delle Nazioni Unite: sono oltre 800 milioni le persone che, sul nostro pianeta, praticano l’agricoltura cosiddetta urbana. Da soli, producono il 15 per cento del fabbisogno mondiale di cibo.
Niente male per essere una tendenza che sta contagiando anche l’Italia dove, i contadini per hobby, sono quasi cinque milioni.