Al voto!

di Marco Riboldi

Dopo il “premierato” dovrà necessariamente toccare alla legge elettorale. Sarà  infatti indispensabile che si torni alle urne con regole coerenti con la riforma della Presidenza del Consiglio. La faccenda è complessa, quindi questa mia riflessione sarà da considerare una prima bozza, come del resto la precedente sul “premierato”. (Come già detto, trovo questa espressione molto brutta sotto il profilo linguistico, ma ormai…).

Quindi:

  1. Par di capire che si voterà il nome del futuro Presidente del Consiglio e contemporaneamente per Camera e Senato. Visto che chi vince prende tutto (il 55% dei seggi), si avranno con molta probabilità o liste onnicomprensive (difficile) o coalizioni di liste.
  2. A questo punto si può immaginare che le liste si spartiranno in modo proporzionale i seggi spettanti. Ma se le liste apparentate al candidato presidente vincente devono avere il 55% dei posti, come si attribuiranno i seggi? Insomma ci saranno pure circoscrizioni elettorale dove le liste di minoranza nel paese vincono localmente. Quindi che succede? Dove si vanno a prendere i deputati che devono per legge essere attribuiti alla maggioranza? In altre circoscrizioni? Nella stessa, alterando così l’espressione di preferenza dell’elettorato?
  3. Molti paragonano questa legge a quella con la quale si eleggono Sindaco e Consiglio Comunale. Ci sono però differenze notevoli. Anzitutto una città è un’unica circoscrizione elettorale, quindi non si pone il problema indicato poche righe fa. Inoltre va ben compreso che il Consiglio Comunale ha poteri molto limitati, cosa che non augurerei succedesse al Parlamento (e invece con la legge proposta succederà). Ma i consiglieri comunali hanno, anche nei confronti del Sindaco, una autorevolezza che deriva dal fatto che sono eletti nella loro città, (e con voto di preferenza), sono ben conosciuti, evidentemente godono di una certa stima: non possono essere trascurati troppo da chi governa. Inoltre i numeri sono comunque ridotti: il sindaco potrà pur avere il 60% di consiglieri “suoi”, ma in fondo ciò significa che per perdere la maggioranza su singole delibere bastano pochi dissidenti

(Per esempio: a Monza ci sono 32 consiglieri di cui 20 di maggioranza + il Sindaco. 5 consiglieri contrari o assenti e una delibera non passa).

In un Parlamento i numeri sono più grandi, molti parlamentari non hanno una autorevolezza “territoriale” tale da farsi rispettare (per dirla brutalmente:sono lì perché ce li ha messi il capo), quindi si rischia un Parlamento molto appiattito sul Governo, soprattutto nel caso che il Presidente del Consiglio eletto sia stato sostituito: come già detto, se il secondo Presidente  si dimette o viene “sfiduciato”, si scioglie il Parlamento

4.Ultime tre questioni, molto importanti. Si voterà con turno unico o con doppio turno? Il turno unico permetterebbe al vincitore di avere il 55% dei parlamentari anche non raggiungendo la maggioranza dei votanti: sarebbe, credo, un abuso.      Si voterà con un sistema uninominale (credo sia incompatibile  con la norma del 55%), con le preferenze, con un listino bloccato come adesso?

Infine, ma non meno importante, si stabilirà un limite numerico ai mandati del Presidente del Consiglio?

Come si vede le questioni sono non poche e complesse: credo se ne riparlerà a lungo

 

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