Aldo Palazzeschi, il poeta saltimbanco

di Francesca Radaelli

“E lasciatemi divertire” è il titolo di una delle poesie più famose di Aldo Palazzeschi, nome d’arte di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani, nato il 2 febbraio 1885 a Firenze. Palazzeschi era il cognome della nonna e Aldo iniziò a utilizzarlo giovanissimo, quando calcava il palcoscenico nelle vesti di attore.

Tri, tri tri
Fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu, ihu.

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.

Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

A quanto pare fu il padre a chiederglielo, non voleva che il suo nome comparisse sulle locandine degli spettacoli teatrali. Dopo aver frequentato la regia scuola di recitazione “Tommaso Salvini”, ben presto decide di scendere dal palcoscenico e dedicarsi alla scrittura di poesie, anche se lo spirito di saltimbanco rimarrà un tratto caratteristico della sua personalità, e dei suoi versi, giocosi, divertenti, funambolici.

È lui stesso, tra l’altro, a definirsi ‘saltimbanco’. Lo fa nella poesia “Chi sono”, in cui rifiuta di dirsi poeta, pittore o musico: “Son dunque… che cosa?”, si chiede. Ecco la risposta:

Io metto una lente
 davanti al mio cuore
 per farlo vedere alla gente.

 Chi sono?
 Il saltimbanco dell’anima mia

Nel 1905 pubblica la sua prima raccolta di versi,che si intitola I cavalli bianchi, e ricorda molto la poesia malinconica dei poeti crepuscolari di quegli anni, come Guido Gozzano o Sergio Corazzini (a quest’ultimo Aldo fu legato da una fitta corrispondenza epistolare) con un susseguirsi di riferimenti alla morte e alla malattia. Ma il vero Palazzeschi è un altro, e qualcosa di lui già si scorge nella prima pagina di quella prima pubblicazione.
 
L’editore che compare in copertina, infatti, nella realtà non esiste affatto. Anzi esiste ma ‘Cesare Blanc’ non è una realtà editoriale, bensì…il nome del gatto di Palazzeschi. Un tipo così non poteva che tuffarsi con entusiasmo e spensieratezza nelle avanguardie iconoclaste dei primi anni del Novecento. Le sue rime iniziano così a uscire dalle gabbie metriche, Palazzeschi comincia a utilizzare il verso libero e a frequentare Marinetti e i futuristi. Combatte al fronte durante la prima guerra mondiale e terminato il conflitto inizia a pubblicare i primi romanzi, ottenendo il maggiore successo con ‘Sorelle Materassi’, uscito nel 1934, da cui in seguito viene tratto – con la collaborazione dell’autore – anche uno sceneggiato televisivo andato in onda sulla Rai.
Sorelle materassi
Un fotogramma dello sceneggiato Rai Sorelle Materassi, tratto dal romanzo di Aldo Palazzeschi

Nel 1971 fu il primo vincitore del Premio Simpatia, istituito a Roma da Domenico Pertica, su ispirazione di Vittorio de Sica e dello stesso poeta fiorentino. “E lasciatemi divertire”, aveva chiesto anni prima il saltimbanco al suo pubblico.

È dovuto passare attraverso un secolo percorso da ben due guerre mondiali, ma malgrado tutto probabilmente quel saltimbanco è riuscito a divertirsi. E soprattutto a portare un po’ di leggerezza, simpatia e divertimento nel mondo a volte un po’ troppo ‘serio’ e austero della cultura e della letteratura.

 

 

 

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