di Francesca Radaelli
“E lasciatemi divertire” è il titolo di una delle poesie più famose di Aldo Palazzeschi, nome d’arte di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani, nato il 2 febbraio 1885 a Firenze. Palazzeschi era il cognome della nonna e Aldo iniziò a utilizzarlo giovanissimo, quando calcava il palcoscenico nelle vesti di attore.
Tri, tri tri
Fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu, ihu.
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
A quanto pare fu il padre a chiederglielo, non voleva che il suo nome comparisse sulle locandine degli spettacoli teatrali. Dopo aver frequentato la regia scuola di recitazione “Tommaso Salvini”, ben presto decide di scendere dal palcoscenico e dedicarsi alla scrittura di poesie, anche se lo spirito di saltimbanco rimarrà un tratto caratteristico della sua personalità, e dei suoi versi, giocosi, divertenti, funambolici.
È lui stesso, tra l’altro, a definirsi ‘saltimbanco’. Lo fa nella poesia “Chi sono”, in cui rifiuta di dirsi poeta, pittore o musico: “Son dunque… che cosa?”, si chiede. Ecco la risposta:
“Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia”
Nel 1971 fu il primo vincitore del Premio Simpatia, istituito a Roma da Domenico Pertica, su ispirazione di Vittorio de Sica e dello stesso poeta fiorentino. “E lasciatemi divertire”, aveva chiesto anni prima il saltimbanco al suo pubblico.
È dovuto passare attraverso un secolo percorso da ben due guerre mondiali, ma malgrado tutto probabilmente quel saltimbanco è riuscito a divertirsi. E soprattutto a portare un po’ di leggerezza, simpatia e divertimento nel mondo a volte un po’ troppo ‘serio’ e austero della cultura e della letteratura.