di Francesca Radaelli
Il 22 gennaio del 1980 Andrej Dmitrievič Sacharov è arrestato a Mosca durante una manifestazione contro l’entrata delle truppe sovietiche in Afghanistan e deportato a Gorky. La notizia fa il giro del mondo.
Sacharov non è un oppositore qualsiasi del regime sovietico, allora guidato da Leonid Brežnev. È un fisico di fama mondiale, che ha lavorato in passato a studi ed esperimenti relativi all’astrofisica applicata alla fusione nucleare ed è divenuto celebre per aver contribuito al progetto sovietico sulla bomba all’idrogeno. Dalla fine degli anni Cinquanta, da membro dell’Accademia delle scienze dell’Unione Sovietica, inizia a contestare gli esperimenti nucleari a scopo di guerra e a criticare gli aspetti più repressivi del regime comunista. Le sue denunce fanno grande scalpore al di fuori dell’Urss.
Non è un fatto comune che un personaggio di fama mondiale prenda posizioni tanto coraggiose contro il governo russo, senza d’altra parte lasciare il Paese.E proprio i suoi indiscutibili meriti scientifici e il fatto che fosse così celebre al di fuori dell’Urss legano le mani al regime di Mosca. Non possono essere presi contro Sacharov provvedimenti troppo pesanti, il fisico non può essere imprigionato o deportato semplicemente per aver espresso il proprio dissenso.
Un suo arresto avrebbe troppe ripercussioni sull’immagine della Russia nel mondo.E così nel 1970 Sacharov può partecipare alla costituzione di un comitato per i diritti umani, prendendo pubblicamentoe le difese dei dissidenti perseguitati, tanto da ricevere nel 1975 il Premio Nobel per la Pace, che però non può ritirare per il divieto imposto dal governo russo.
Ma quel 22 gennaio 1980 Sacharov passa il segno. Il momento è delicatissimo. Dopo la politica di distensione dei primi anni Settanta, Brežnev decide di intervenire militarmente in Afghanistan e la tensione internazionale si irrigidisce nuovamente.
Il celebre scienziato aderisce, a Mosca, alla manifestazione contro l’invasione dell’Afghanistan. Arrestato ed esiliato, per molto tempo è la moglie a rappresentare l’unico suo contatto con il mondo esterno. Finché nel 1986 non gli viene concesso il permesso di rientrare a Mosca, grazie a Michail Gorbačëv. Nel 1989 viene eletto deputato, morirà nello stesso anno.
Simbolo dell’intellettuale dalla schiena dritta, che si spende in prima persona contro l’oppressione dei diritti, a lui è intitolato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, assegnato dal Parlamento europeo a personaggi e enti che si distinguono nella lotta contro intolleranza e fanatismo.