di Enzo Biffi
Isa, come Angela, sono state casuali compagne di viaggio, il cui cammino ha coinciso col mio per brevi tratti, tanto brevi da lasciare in me solo pochi sfocati ricordi consumati cosi, come consumiamo i nostri incontri, sempre troppo veloci , spesso superficiali.
Allora mi serve un poco di tempo e di impegno, per recuperarne le voci, i modi di dire, l’onda che distingue l’incedere di ciascuno e tutte quelle peculiarità che differenziano gli individui.
Isa, come Angela, sono state satelliti che orbitavano intorno al mio pianeta in apparenza senza possibilità di incontro, storie diverse, destino comune.
Poi però, un’analogia mi illumina e colgo uno di quei fili da pescatore, invisibili e robustissimi, che vi univa.
Di entrambe mi resta il nobile esempio di una fede vera, fatta di buono spirito e buone opere, spesa lungo i giorni del quieto vivere e testimoniata nei momenti faticosi dell’umana esistenza.
A singhiozzo ho invidiato il vostro dono di fede, semplice e insieme complicato.
Omaggio prezioso ma anche lavoro duro quello della fede, che di lavoro si tratta: costruzione quotidiana di incontro col Dio buono, dialogo che è preghiera, come acqua e pane, di cui nutrirsi tutti i giorni e da procurarsi tutti i giorni.
E ne riconosco la grandezza trovandola salda al vostro fianco nelle ore di dolore, mancanza e smarrimento. Quella vostra fede non vi ha lasciato, e come grande deve essere se io non ne scorgo all’orizzonte in questi mie giorni sereni mentre voi, anche in piena tempesta, così certe che è saldo ed eterno rifugio.
Siete state donne e madri di molti figli, generati e dati dal destino, senza distinzioni. Madri sempre e comunque per figli sempre e comunque, richiamate presto al cospetto di quel vostro Padre giusto a cui già molto avete dato in vita.
A me, piccolo umano pensatore , resta il dubbio, che questo vostro Padre abbia bisogno di donne come voi, madri come voi, delle persone migliori come voi e che da voi tragga energia, forse anche esempio, e che si voglia dissetare anch’esso di quell’acqua fresca di cui certi individui sono portatori.
A me, sospeso fra i dubbi, resta l’amaro mistero della sottrazione al mondo di esempi di umanità, di gentile servizio, di fiducia in tutti e generosità data a piene mani.
A me, uomo fra gli uomini, piace pensare e voglio credere, che questo vostro vivere sia servito a voi per avvicinarvi al Padre così tanto, da renderne normale l’incontro definitivo.
E voglio credere pure che, ovunque voi siate, il vostro vivere terreno, il vostro passaggio lungo le nostre stesse strade abbia avuto il senso di guidarci comunque nel nostro proseguire.
Al vostro Padre, osando col pensiero, chiedo di pregare per noi che restiamo, sgomenti e impotenti, subendo un mistero divino, stringendo al petto il ricordo che consola di due donne che se ci hanno lasciato, ci hanno lasciato tanto.