di Daniela Annaro
“E’ uno dei dei protagonisti più autentici della pittura italiana del secondo Ottocento e primi Novecento“. Così Giovanna Ginex, curatrice della mostra, scrive per presentare Angelo Morbelli ( Alessandria 1853- Milano 1919) in occasione della mostra veneziana Il Poema della vecchiaia (Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria internazionale d’Arte Moderna, fino al 6 gennaio 2019).L’occasione nasce dalla ricomposizione, dopo 115 anni, del ciclo pittorico Il Poema della vecchiaia, serie di opere eseguite da Morbelli per la Quinta Esposizione Internazionale d’Arte del 1903 eccezionalmente riunito come omaggio all’artista a cento anni dalla scomparsa.
Il ciclo è composto da sei dipinti: Vecchie calzette, Il Natale dei rimasti, Mi ricordo quand’ero fanciulla, Siesta invernale, I due inverni e Sedia vuota. Raccontano la vita e le emozioni dei poveri vecchietti: sono storie ambientate all’interno degli ambienti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, il maggiore ricovero per anziani indigenti della città (almeno allora). La mostra nasce dalla ricerca d’archivio della curatrice Giovanna Ginex. L’allestimento consente di ritrovare l’ordinamento originario delle sei tele così come l’aveva voluto Morbelli.
Dopo l’esposizione del 1903, il ciclo era stato smembrato tra collezioni pubbliche private. Il tema dei “vecchioni”, nella seconda metà del Ottocento, affascina gli artisti che credono nel realismo. Angelo Morbelli ne fa un soggetto portante della propria produzione, sperimentando le sue teorie sulla potenzialità della pittura divisionista. All’Albergo Trivulzio, l’artista si trasferisce creando un proprio atelier: intende studiare da vicino i ricoverati per scoprirne anche i meccanismi psicologici. Gli studi preparatori, i disegni, le fotografie testimoniano il frutto di quell’indagine e l’applicazione meticolosa della tecnica divisionista.
Nella pittura di ispirazione verista degli ultimi tre decenni dell’Ottocento – scrive la curatrice Giovanna Ginex – le rappresentazioni del lavoro si intrecciano in modo significativo con un’iconografia che esplora ogni piega dell’emarginazione sociale, in un caleidoscopio di proposte tematiche, soluzioni formali e accenti emotivi. Lavoro, disoccupazione, fame, malattia, vecchiaia e morte condividono in queste opere una dimensione non salvifica, né tantomeno vicina all’aneddoto:testimoniano invece un disagio sociale profondo e diffuso che attraversa non solo l’Italia, ma l’intero panorama europeo.
Oltre al pittore alessandrino, in mostra opere di Telemaco Signorini, Lino Selvatico, Luigi Nono, Ettore Tito, autori messi a confronto con i dipinti di Morbelli. Nei loro dipinti vi sono raffigurati borghesi e agiati signori, contraltare delle scelte operate dal Morbelli da parte di una nutrita schiera di pittori e scultori a lui contemporanei.