Antonio Ligabue, pittore del dolore e della solitudine

Antonio_Ligabue_1di Daniela Annaro

Non è un caso se a cinquanta anni passati dalla morte, Antonio Ligabue, pittore naif amatissimo dal grande pubblico. venga celebrato con mostre, pubblicazioni, documentari.

Un uomo, un artista, segnato dalla pazzia e da una vita squallida e provatissima.

Antonio nasce in Svizzera nel 1899. La madre lo abbandona quando ha appena dodici mesi. La nuova famiglia è elvetica, la matrigna arriva a denunciarlo e allontanarlo portandolo a Gualtieri, il paese natale del padre adottivo.Il piccolo ha soli 10 anni, vive di espedienti, trova rifugio nel bosco e riparo nelle capanne lungo il fiume Po. Per tre volte lo ricoverano per atti di autolesionismo all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia.Il suo rifugio è la pittura:fiere. animali selvatici e da cortile e tantissimi autoritratti,oltre a se stesso non ha altri modelli umani da rappresentare!

Antonio_Ligabue_Inedito_Pae

Immagini potenti, ipnotiche, disturbanti, non consolatorie dove  urla il suo dolore e la sua solitudine. Dipinti con cui comunica col mondo  creando lui stesso i colori che trova in natura e diluendoli con l’urina e la saliva.

I dipinti non gli servono per arricchirsi: nonostante gli aiuti – pochi – i proventi delle opere (ben 500) li baratta col cibo e comprando moto Guzzi, ne arriva a possedere undici.Antonio_Ligabue_TestadiTigr

Al suo funerale, nonostante la vita solitaria, i pochissimi amici, c’è tantissima gente:un funerale cattolico ( si è convertito nel 1963) e solenne con la banda e il corteo a piedi per le strade di Gualtieri.

Fra i tanti, tantissimi, anche lo scrittore Cesare Zavattini.

 

 

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