Arrivederci, Jaak!

di Eleonora Ticca

Il 17 aprile è mancato Jaak Panksepp. Nel corso della sua vita è stato molte cose, era allo stesso tempo neuroscienziato, psicologo, psicobiologo: ha affrontato il CervelloMente da tutti i punti di vista.CervelloMente”.Era così che definiva il suo oggetto di studio, per sottolineare la complementarietà degli aspetti soggettivi, più mentali, e quelli neuroscientifici dell’apparato psichico. Era un po’ questa la sua cifra costitutiva: la complementarietà dei punti di vista, la contaminazione tra saperi diversi, la necessità di costruire ponti tra le teorie per rendere conto della complessità del suo oggetto di studio: il CervelloMente.

La sensazione che si ha leggendo e studiando i suoi testi è che amasse cogliere tutte le sfumature dello studio della mente: nel suo ultimo libro “Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane” si definisce un archeologo, colui che sonda gli abissi della mente umana per scoprirne i suoi “tesori ancestrali” (li definisce proprio così!). Aveva tante anime e non credo che si sia mai sentito arrivato come studioso, era continuamente in ricerca. Poneva tantissime domande oltre che fornire una quantità considerevole di risposte.

Era attento al dato scientifico, un vero neuroscienziato, ma non si è mai lasciato imbrigliare dalla necessità di rimanere nel terreno del conosciuto e del falsificabile: ha avanzato teorie ipotetiche (spesso molto lontane dai dati neuroscientifici che possediamo oggi sul cervello) nel tentativo di far progredire la conoscenza in ogni modo. Guardava lontano, verso una neurobiologia di tutti i misteri ancora irrisolti che abbiamo nei confronti di questo meccanismo straordinario che è il CervelloMente.

Per me Jaak Panksepp, per come l’ho conosciuto io, attraverso i suoi scritti e le sue conferenze, è stato e rimarrà uno studioso veramente geniale: per averci svelato una parte dei segreti meccanismi che operano nel CervelloMente, per non aver mai smesso di sottolineare quante cose ancora dobbiamo scoprire, per averlo fatto in un modo magistrale (attento, appassionato e – a tratti – divertito dalla materia).

Lui stesso si è probabilmente sentito tante cose nel corso della sua vita di uomo e studioso a tutto campo e per me è stato esattamente così: tantissime cose. Un maestro, un ispiratore e un punto di riferimento.

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