Venerdì 7 febbraio alle ore 21 si apre con Ausmerzen la sezione “Altri Percorsi” del Teatro Manzoni di Monza. La serata si arricchisce con un inedito dopo-spettacolo che impreziosisce e aggiunge interesse: l’incontro a fine spettacolo con i protagonisti e con il ricercatore storico Matteo Schianchi dell’Università Bicocca di Milano, moderato dallo storico autore e conduttore di Caterpillar Massimo Cirri.
Ausmerzen. Viene da “ausmerz”, da marzo. Ha un suono gentile, di terra. È una parola di pastori, indica qualcosa che va fatto in quel tempo. A marzo le pecore e gli agnelli che nella transumanza rallentano la marcia vanno soppressi. I dottori dell’eugenetica alla fine della Belle Époque prendono due strade per migliorare il mondo: per gli inglesi si trattava di “to eradicate illness”, sradicare la malattia. Per i tedeschi si trattava di “ausmerzen”: sopprimere i deboli. Sapete come è finita, no?
Molti anni fa, a metà degli anni Novanta, mentre stavo preparando uno spettacolo sul lager della Risiera di San Sabba a Trieste, venni a conoscenza dell’Aktion Te Vier, l’Azione Ti Quattro, il primo sterminio di massa nazista: l’eliminazione di settantamila tedeschi fra malati mentali, portatori di handicap, disabili e bambini affetti da malformazioni.
Perché ne venni a conoscenza? Perché la stessa manovalanza, gli stessi squadroni di macellai della T4, che per la prima volta sperimentavano e facevano uso di tecniche che poi si sarebbero rivelate fondamentali per la Soluzione Finale, dopo aver sterminato circa due milioni di ebrei polacchi a Belzec, a Sobibor e a Treblinka, furono mandati a Trieste per gestire la Risiera.
Quando vidi Ausmerzen di Marco Paolini, che parlava di tutto quello che aveva determinato, preceduto e seguito la T4, rimasi colpito profondamente. Un autentico pugno allo stomaco. Paolini, con profonda sapienza teatrale, fa comprendere in maniera limpida e cristallina come l’eugenetica, che perseguiva l’igiene razziale, con la sterilizzazione prima e l’eliminazione fisica dopo, fu uno degli elementi che favorirono la nascita del nazismo e non il contrario. Il razzismo esisteva da sempre, ma alla fine dell’Ottocento cercava una conferma razionale in una scienza che diventava, nel nazismo, eugenetica di Stato, a tutela della “parte buona” della popolazione. E i medici tedeschi, che vi aderirono in modo rilevante, non dovevano più curare ma “difendere i geni sani” ed espellere i “deboli” e i “contaminatori della razza”.

Ma sarebbe troppo semplicistico limitarsi a dividere il mondo fra le povere vittime (Ballasexistenzen, esistenze zavorra) e i carnefici cattivi (i nazisti). La genesi del delirio della pura razza ariana e le conseguenze che ne derivarono sono più complesse e inquietanti. Conseguenze pesanti, perché con quelle idee, che hanno attecchito in profondità, che si sono incarnate e che non sono così facili da estirpare, ci ritroviamo a fare i conti ancora oggi molto, ma molto più di quanto si pensi o si possa immaginare.
Quando ho chiesto a Marco Paolini di portare Ausmerzen al Teatro della Cooperativa per ricordare Franco Basaglia nel centenario della sua nascita, lui mi ha risposto: «perché non te lo fa ti? Me fido». Una proposta che ho subito accettato perché mi è sembrata davvero un’ottima occasione per cimentarmi con uno dei suoi lavori più interessanti e profondi e per aggiungere un ulteriore tassello al mio percorso teatrale di ricerca, di studio e di approfondimento sui temi legati alla grande Storia del secolo passato e soprattutto alla Seconda Guerra Mondiale.
Al mio fianco sul palco ci sarà Barbara Apuzzo, attrice affetta da artrogriposi, un’amica che ha frequentato il nostro teatro fin dagli inizi e che con la sua voce, il suo corpo e la sua presenza fisica renderà ancor più chiaro il messaggio di Ausmerzen. (Renato Sarti)
Rientro dopo aver visto Ausmerzen al Teatro della Cooperativa di Milano. Dal 2009 non ci ho più lavorato, 15 anni dopo è una storia nuova, raccontarla oggi ha un valore diverso, ancora necessario. Grazie Renato Sarti e Barbara Apuzzo per aver reso vostre le nostre parole. (Marco Paolini)
Consiglio vivamente di andare a vederlo! Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute scritto molti anni fa da Marco Paolini, Michela Signori, Giovanni De Martis ma presentato in una sola occasione. Grande merito di averlo ripreso a Renato Sarti, che ha rivisitato il testo originale a modo suo e lo interpreta con la sua consueta naturalezza con Barbara Apuzzo, un’attrice disabile che vale assolutamente la pena di vedere.
Teatralmente parlando risulta ammirevole la presenza di Barbara Apuzzo e la sua delicatezza, nitore, finezza, gusto dell’ironia: in scena è perfetta nelle pause, nell’esitazione, nei sorrisi, nel proporsi con saggezza e senza alcun sentimentalismo rispetto alle proprie disabilità. Una bella scoperta. (Anna Bandettini)
Assistere a uno spettacolo così è molto più di una prova per le proprie emozioni. Prende nell’intimo, commuove, provoca, indigna, spaventa, disgusta, fa sentire in colpa: un vero pugno nello stomaco. E proprio per questo dopo, a mente fredda, si realizza che di spettacoli come Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute dovrebbero essercene di più e soprattutto dovrebbero essere visti da tutti. (Luisa Espanet, L’Espa.net )
Per info: www.teatromanzonimonza.it