di Giacomo Laviosa
Esistono diverse versioni sull’origine dei colori. In una versione, i colori della bandiera palestinese furono scelti dal “Club letterario” nazionalista arabo di Istanbul nel 1909, sulla base delle parole di un poeta arabo del XIII:
Bianche sono le nostre azioni, nere sono le nostre battaglie,
Verdi sono i nostri campi, rosse sono le nostre spade.
Un’altra versione attribuisce il merito a uno scritto della “Giovane Società Araba” fondata a Parigi nel 1909 che recita:
«La Pace sia con te, nostra Nazione, Pace. Possa la rettitudine proteggere la nostra Nazione nell’oscurità della notte, nel candore della coscienza e nel verde della speranza certa.»
Nel marzo 1914, il Quartier Generale di Beirut della Giovane Società Araba decise di adottare una propria bandiera, composta dai colori verde, bianco e nero, che simboleggiavano rispettivamente: l’Imamato Fatimide, il Califfato Omàyyade ed il Califfato abbaside.
Nel 1917, essa diventò la bandiera del movimento nazionalista arabo.
Quando il Mandato britannico della Palestina (15 maggio 1948) giunse al termine, il Consiglio Nazionale Palestinese, che si riunì a Gaza dal 30 settembre al 1º ottobre 1948, su invito del Governo di Tutta la Palestina, annunciò l’indipendenza della Palestina e proclamò la bandiera della Rivolta araba come bandiera della Palestina.
Il 18 ottobre 1948 successivo, la bandiera della Rivolta araba fu adottata dal Governo di Tutta la Palestina a Gaza e successivamente fu riconosciuta dalla Lega Araba come bandiera della Palestina.
Quest’ultima, il 28 maggio 1964, fu ufficialmente adottata come la bandiera del popolo palestinese da parte della Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
Il 1º dicembre 1964 il Comitato Esecutivo dell’OLP stabilì un sistema speciale per la bandiera specificandone gli standard e le dimensioni, e i colori nero e verde si sostituirono a vicenda.
Il 15 novembre 1988 l’OLP l’adottò come la bandiera dello Stato di Palestina.
Sul campo la bandiera è diventata ampiamente utilizzata a partire dagli Accordi di Oslo, con l’istituzione dell’Autorità Palestinese nel 1993.
La bandiera è costituita da 3 strisce orizzontali pari (nero, bianco e verde da cima a fondo) sovrapposte da un triangolo isoscele rosso sulla sinistra.
Il nero
Rappresenta la dinastia califfale abbaside discendente da al Abbas zio di Maometto e rimasta al potere dal 750 al 1258 sull’impero islamico. Trasferito in Iraq il centro del potere, essi fissarono la capitale a Baghdad, città fondata dal secondo califfo, al-Mansur (754-775). Mentre l’influenza araba si affievoliva a favore di modelli governativi e culturali iranici, i califfi abbasidi cessarono il sostegno alle correnti islamiche eterodosse che ne avevano sostenuto l’insediamento, rafforzando la centralità della tradizione religiosa dalla quale sarebbe nato, nel corso del 9° sec., il sunnismo. Nel 1055 subentrarono i turchi Selgiuchidi, imponendo al califfo abbaside la loro tutela fino al 1195, quando il califfato ebbe una breve reviviscenza di autorità, prima di essere travolto dall’avanzata dei mongoli che entrarono a Baghdad nel 1258 e misero a morte il califfo al-Musta‛sim ponendo fine alla dinastia degli Abbasidi.
Il bianco
Si riferisce al califfato degli Omayyadi, una dinastia di quattordici califfi detentrice della massima carica dell’islam arabo dal 661 al 750 d.C. Il primo capo Omayyade Abu Sufyan fu all’inizio un avversario di Maometto, salvo poi convertirsi all’Islam quando la sua diffusione appariva inarrestabile.
In questo periodo venne generalizzato l’uso della lingua araba e venne anche trasferita la capitale a Damasco in Siria. Vennero create le premesse per l’espansione militare araba: dapprima verso Oriente, l’Iraq e le sponde dell’Indo; quindi in Occidente, in Spagna e in Sicilia.
Il colore dinastico degli Omayyadi era il bianco, come la bandiera del loro primo califfo e fondatore.
Il verde
Questo è il colore che ricorda il califfato dei Rashidun e l’imamato Fatimide.
Il Califfato dei Rashidun fu il primo Califfato a succedere al profeta islamico Maometto. I quattro califfi, che regnarono tra il 632 e il 661 venivano scelti per anzianità di fede o per parentela o affinità con Maometto, da qui la definizione di “Rashidun” (“Ortodossi” in Arabo).
I Fatimidi costituirono la dinastia sciita ismailita più importante di tutta la storia dell’Islam. Essi si stabilirono nell’odierna Tunisia.
Devono il loro nome alla discendenza da Fātima bt. Muhammad, figlia del profeta Maometto, che dal suo matrimonio con Alī b. Abī Tālib garantì una discendenza al Profeta.
Dalla Tunisia, i Fatimidi espansero il loro dominio nel nord Africa arrivando fino alla Sicilia e conquistando l’Egitto con il califfo al-Mu’izz. Furono promotori delle scienze e dell’arte, di cui resta traccia in Sicilia e nell’Università del Cairo fondata da Jawhar al-Siqilli (911-992), fra le più antiche e prestigiose nel mondo arabo che ancora oggi forma la maggior parte degli imam di tutto il mondo.
Alla metà dell’XI secolo i Sunniti turchi Selgiuchidi vinsero i Fatimidi, respingendoli fuori dalla Siria. A questo declino seguì la perdita della Palestina, dopo le prime due Crociate, e la vittoria di Saladino in Egitto (1171), che portò alla sostituzione della dinastia con quella degli Ayyubidi.
Il rosso
Si ispira alla dinastia Hashemita e al suo coinvolgimento nella rivolta araba del 1916-18.
Con i termini hashemita sono stati designati i membri di una dinastia fondata nel 1916 dallo sceicco di La Mecca Al-Ḥusain ibn Ali, la quale dominò prima nell’Hegiaz in Arabia, poi in Iraq e Transgiordania, e da ultimo nel regno ascemita di Giordania unica realtà dove ancora oggi rimane al potere.
Al-Ḥusayn ibn Alì fu animatore nel corso della prima guerra mondiale della rivolta araba sostenuta militarmente dal colonnello britannico Thomas Edward Lawrence (detto Lawrence d’Arabia) e dal Regno Unito che promise agli ascemiti la creazione di uno Stato arabo indipendente, dalla Siria fino al Golfo Persico, in cambio del loro aiuto contro l’impero ottomano. L’accordo non venne in seguito rispettato e Londra indennizzò la famiglia ascemita consentendo che in Transgiordania diventasse emiro Abd Allah, mentre suo fratello Alì, divenne per breve tempo re dell’Hegiaz (regione nord-occidentale della Penisola arabica, oggi parte dell’Arabia Saudita ), succedendo a suo padre, fino al 1925 quando le truppe saudite di Abd al-Aziz Al Sa ūd ebbero il sopravvento.
La bandiera è molto simile alle bandiere del Sudan e della Giordania; si ispirano tutte alla bandiera della Rivolta araba contro il dominio ottomano del 1916-18.