Bartali e la rivoluzione

Gino_Bartali

di Fabrizio Annaro

14 luglio 1948: Antonio Pallante militante di destra spara tre colpi di pistola a Palmiro Togliatti allora leader del Partito Comunista Italiano. Scatta la protesta e in tutte le città italiane  operai, ex partigiani e militanti comunisti scendono in piazza in solidarietà con il proprio leader. 

La tensione è alle stelle  si teme la guerra civile, anzi la rivoluzione. Subito dopo l’intervento chirurgico, Togliatti invita alla calma e per radio lancia un appello rassicurante ai propri amici e ai compagni di partito che ,a migliaia, manifestano nelle piazze italiane.

Ci sono scontri con la polizia. Il bilancio è pesante. I morti sono 40, i feriti più di  800. La rivoluzione sembra imminente anche perché l’allora Ministro degli Interni Scelba,  attacca  i comunisti accusandoli di aver preso a pretesto l’attento a Togliatti per scatenare violenze e disordini. Accusa rispedita al mittente dai dirigenti del Pci i quali, a loro volta, accusano Scelba di strumentalizzare l’attentato e di scatenare la polizia contro i manifestanti alimentando l’odio e il desiderio della guerra civile.Togliatti

Gli scontri e le proteste proseguono nei due giorni successivi. Il 15 e il 16 luglio sono giornate politicamente roventi, oltre che calde vista l’estate torrida del ’48. Ma il 17 luglio un evento imprevisto, chiude il sipario su violenze, polemiche e proteste.

Insieme agli appelli alla calma giunge la notizia che Bartali sta facendo faville al tour de France umiliando Bobet e Robic sulle montagne del Tour. I trionfi ciclistici al Tour de France di Gino Bartali scatenano l’entusiasmo patriottico   e il tricolore inizia a sventolare sulle case degli italiani prendendo il sopravvento sulle bandiere di partito.

Ancora una volta l’Italia si sente nazione grazie alle vittorie sportive. Bartali ha salvato l’Italia dalla guerra civile e dalla rivoluzione. La sua vittoria al Tour ha sciolto la tensione dell’odio e ridato fiducia ad un paese stremato.

Dopo il ciclismo ci penserà il pallone ad esaltare l’orgoglio nazionale: 1982 l’Italia vince i mondiali e gli italiani brindano con i sorrisi di Pertini, con gli eroi del Bernabeu e con l’indimenticabile  urlo di Tardelli. Feste a non finire,  e milioni di bandiere tricolori colorano  le vie delle città italiane. Un copione che si ripeterà nel 2006 a Berlino contro i francesi sconfitti   ai rigori. E’ nel nostro DNA: l’Italia sa essere nazione grazie al pallone e alle due ruote. Viva Bartali, viva la nazionale.

 
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