Berlinguer, la grande ambizione

di Fabrizio Annaro

Ti ritrovi. E’ una eccellente fotografia di quegli anni. Un libro di cronaca raccontata anche per immagini. Ci sono le tappe principali, le fasi salienti di una storia unica ed irripetibile, quella del Pci e del suo leader di allora Enrico Berlinguer.

Il film, Berlinguer – La Grande Ambizione, appare come un lunghissimo trailer girato sul decennio che ha visto la marcia ascendente del partito comunista più grande dell’Europa occidentale verso la stanza dei bottoni. Protagonista è Enrico Berlinguer interpretato da un magnifico Elio Germano che ha ridato vita al ricordo del leader comunista. Germano ha saputo interpretare Berlinguer in tutta la sua personalità: postura, mimica facciale, sguardo, timbro di voce, movimento delle mani, enfasi comunicativa, “togli gli occhiali, metti gli occhiali” durante i discorsi alla Camera e di fronte alle folle oceaniche che, in quegli anni, si radunavano attorno al leader del Pci.

Berlinguer è stato un uomo credibile, vero, autentico. La verità traspariva proprio dallo sguardo, dai gesti, dalle parole, dal suo instancabile senso del dovere. Lui era per gli operai, i fragili, gli umili, gli ultimi. Non era solo la loro voce, lui condivideva la vita di queste persone. Lo faceva mostrando a sé e agli altri il sacrificio dell’impegno politico inteso come dedizione per una nobile causa e non come interesse personale. 

Il film ripercorre il dialogo che Berlinguer teneva vivo proprio con gli operai, con gli emarginati, con i “cittadini delle periferie”. Era proprio come appare in alcune scene della pellicola: gli operai ponevano domande, manifestavano le loro inquietudini e lui, con pazienza, spiegava i perché di certe scelte politiche, come quella del compromesso storico e l’incontro con le masse popolari cattoliche. Il film ci regala anche alcuni momenti della vita familiare del leader comunista.

La svolta che Berlinguer imprime alla strategia del Partito Comunista sono i fatti del terribile golpe del 1973 che in Cile hanno spodestato Allende e il governo legittimamente eletto formato da comunisti e socialisti. La lezione del Cile impone una svolta: Berlinguer scrive un articolo sulla rivista Rinascita e lancia il compromesso storico. Si tratta di un’alleanza fra comunisti, socialisti e cattolici per ricostruire il paese e avviare quella terza via che desidera superare le ingiustizie del capitalismo e abolire il totalitarismo del socialismo realizzato. Una strategia che non piace all’Est che forse avrebbero preferito un  partito comunista armato e pronto alla guerra civile, ma non piace nemmeno all’Ovest che guarda con timore la realizzazione di un eurocomunismo.

Il film ci ricorda l’attentato di Sofia e il referendum sul divorzio, la crescita elettorale del Pci prima alle amministrative del 1975 e poi il 34% ottenuto alle politiche del giugno 1976. Si apre la stagione più difficile del leader comunista: contestato a sinistra per l’avvicinamento alla Dc, isolato dai paesi dell’Est, respinto dall’entourage americano e occidentale. Solo Aldo Moro, un altro gigante della politica di quegli anni e il film lo testimonia con impeccabile ricostruzione, coglie il travaglio del Pci e vede nel compromesso storico la possibilità per generare una nuova fase virtuosa  e di promozione umana. Saranno le Brigate Rosse ad interrompere l’avvicinamento del Pci al governo. Berlinguer perde il suo vero ed unico interlocutore. Dopo la morte di Moro è il buio. La grande ambizione di una terza via si trasforma in un ideale irraggiungibile. Berlinguer non smette di testimoniare e di lottare a difesa degli ultimi, delle donne, degli operai.

Una scena del film con Elio Germano nei panni di Enrico Berlinguer 

Il film è una fedele ricostruzione dello stato d’animo di quegli anni e delle sue vicende. Non ci sono sbavature né celebrazioni retoriche. Il regista Andrea Segre con grande abilità, lascia allo spettatore il commento di quegli eventi.  Chi ha l’età per farlo, rivivere quei momenti significa riaprire gli interrogativi ancora sul tavolo che la politica attuale non è in grado di affrontare. La grande ambizione muore con Moro, ma sono ancora vive le problematiche di quei tempi. Purtroppo quanto profetizzato da loro si è avverato.

La stagione di Berlinguer termina come in una tragedia greca: dopo aver scritto alla moglie chiedendo perdono per il tempo sottratto e per le cose non fatte con lei e la sua famiglia muore in “battaglia” al termine di un comizio a Padova. Uomini di altri tempi, uomini che sapevano guardare oltre e che vedevano la degenerazione provocata dalla cultura dall’individualismo, dal consumismo, dalla competizione esasperata, dalla moderna barbarie. Berlinguer, Moro e tanti altri hanno la speso la vita per un ideale.

Forse questo film è anche un invito a riprendere quel filo del discorso che è stato interrotto per imboccare il cammino della terza via.

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