di Luigi Losa
Dici ‘29 settembre’ e il pensiero corre a Lucio Battisti (ma anche all’Equipe 84) e alla sua stupenda canzone (scritta con Mogol e Renato Angiolini) dei tardi anni ’60.
Oggi, 29 settembre, ma del 2016, il pensiero ma ancor più le cronache ci dicono che Silvio Berlusconi compie 80 anni. E il suo compleanno si trasforma in un evento,
certo molto mediatico e non potrebbe essere altrimenti data l’“origine” dell’uomo nato come costruttore, dall’Edilnord di Brugherio a Milano 2 di Segrate e poi Milano 3 di Basiglio, veri e propri quartieri sicuramente innovativi posti un po’ a corona della metropoli, ma poi diventato, come si suol dire, un tycoon della televisione commerciale. Anzi, il vero ‘inventore’, quasi una sorta di Cristoforo Colombo, della tivù commerciale in Italia ma non solo, visto che ci ha provato anche in più di mezza Europa peraltro con non altrettanta fortuna.
Ma il compleanno, sicuramente rilevante sul piano umano e familiare (non a caso lo festeggerà attorniato da figli e nipoti di una famiglia quanto mai allargata come va tanto di moda…), non è meno significativo sul piano politico, giacché a partire dal 1994 Berlusconi è ‘sceso in campo ’, sicuramente sulla scia di Tangentopoli e di una riforma istituzionale oggettivamente realizzatasi con il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, fondando un nuovo partito di centro-destra nel pieno della crisi della Democrazia Cristiana e astutamente chiamato ‘Forza Italia’ e raccogliendo il consenso degli italiani al punto da diventare per tre volte presidente del consiglio, ovvero capo del governo.
E proprio l’avventura politica e al contempo imprenditoriale (non dimenticando quella sportiva di presidente del Milan ora di fatto al capolinea) hanno fatto del ‘brianzolo’ per residenza più che per ‘vocazione’ e/o ‘adozione un personaggio di statura mondiale.
E’ persino inutile e uggioso in questa circostanza rifare pappagallescamente la storia di Berlusconi quanto invece riflettere sulla sua condizione umana attuale alla luce anche delle vicissitudini sanitarie dell’ultimo periodo (l’intervento al cuore).
Berlusconi è stato sicuramente un protagonista della ‘storia italiana’ (come pretenziosamente intitolò un libro-opuscolo inviato a tutte le famiglie del Paese nel 2001 alla vigilia delle elezioni politiche che l’avrebbero visto tornare trionfalmente al governo) a cavallo del secolo e del millennio, partendo dalla televisione e di fatto introducendo e modificando stili e modelli di vita secondo canoni americani e dunque per antonomasia (?) più moderni, avanzati, innovativi per arrivare, attraverso questa trasformazione persino etica della società italiana, alla politica proprio nel momento in cui questa aveva toccato il suo punto più basso in termini di credibilità (ma c’è da chiedersi se oggi siamo messi meglio o peggio…).
Silvio Berlusconi alias il Cavaliere (del lavoro, titolo effettivo conferitogli per meriti imprenditoriali nel 1977 ma a cui ha dovuto rinunciare nel 2014 per la decadenza da senatore dopo una definitiva sentenza di condanna per frode fiscale), alias il Caimano, il Giaguaro, il Venditore e tanti altri appellativi, ha caratterizzato nel bene e nel male addirittura un ventennio evocando altre figure della storia patria, in primis Mussolini.
Ha saputo suscitare grandi entusiasmi e altrettante avversioni, persino odio oltre che invidie, gelosie, bombardamenti mediatici. E’ stato al centro di vicende giudiziarie le più disparate quanto controverse e ripetute. Ha occupato la scena sul piano internazionale senza però ‘sfondare’ se non con il discusso ‘amico’ Putin.
Ha sicuramente dato una scossa ad un Paese che era ad un bivio non solo politico e istituzionale ma che non è riuscito di fatto a cambiare radicalmente come voleva e sperava e con lui milioni di italiani.
Oggi, a 80 anni, Berlusconi non è sicuramente finito ma pare destinato a diventare un ‘padre nobile’ almeno della sua parte politica. Cosa e quando potrà dare al Paese, al di là dei suoi desideri, è davvero difficile prevedere tenuto conto delle sorprese che pure è sempre stato capace di riservare.
L’impressione è che la sua ‘stagione’ sia davvero terminata, che l’Italia abbia intrapreso altra o altre strade pur dalla direzione e dal traguardo incerto in un contesto globale nondimeno avaro di riferimenti, di stabilità, di sicurezza ma, soprattutto, di idee.
A questo punto pare doveroso fargli almeno gli auguri di una vita serena.