1916 – 2016. Milano celebra il centenario della morte di un grande artista molto presente in città, protagonista di una delle stagioni più felice e creative dell’arte italiana,il Futurismo.
“Umberto Boccioni 1882-1916. Genio e memoria” è il titolo della mostra allestita a Palazzo Reale, fino al 3 luglio 2016.Disegni, sculture, fotografie, libri , riviste e tantissimi documenti, in totale duecentottanta pezzi, ricostruiscono in modo nuovo, almeno per il pubblico, la” traiettoria” artistica, la poetica di Boccioni, pittore e scultore, nonché importante teorico del Futurismo.
I curatori, Francesca Rossi e Agostino Contò, hanno lavorato per tre anni per preparare questa rassegna. Hanno recuperato documenti e disegni, sessantuno arrivano dalle collezioni del Castello Sforzesco, e una serie di documenti inediti, due faldoni, ritrovati di recente presso la Biblioteca Civica di Verona. Si tratta di faldoni lasciati dalla sorella Amelia al comune veneto. Tutto materiale che gli studiosi conoscevano, e che ora i frequentatori di questa rassegna vedranno. Ci sono decine e decine di immagini- cartoline, prove di stampa, ritagli di giornali, ricordi dei tanti viaggi – che costituiscono un “atlante” della cultura visiva di Umberto Boccioni.
Materiali che aiutano a capire la genesi, i meccanismi, le riflessioni e l’approdo finale , cioè i suoi dipinti, proprio perché in mostra vengono messi a confronto.
Umberto Boccioni nasce in Calabria, a Reggio. Il babbo è un impiegato della prefettura e la famiglia segue tutti gli spostamenti a cui viene destinato. Forlì, Genova, Padova, Catania. Nel 1902 Umberto si trasferisce con il padre a Roma. E’ qui che conosce e frequenta Gino Severini. Insieme diventano allievi di Giacomo Balla. L’atelier di Balla accoglie anche Mario Sironi. Boccioni, Severini, Balla ,Sironi figure del mondo dell’arte destinate a diventare centrali negli anni a venire.
La mostra milanese inizia proprio esponendo un’opera di Balla: “La fidanzata a Villa Borghese” a pochi centimetri da uno dei primi dipinti di Boccioni, Campagna romana. Siamo alla vigilia del definitivo trasferimento di Umberto a Milano. Dopo viaggi a Parigi e in Russia nel 1907, il capoluogo lombardo diventerà luogo di elezione per il giovane artista . Milano, in quel tempo, è una città vitale, ricca di fermenti culturali, in piena espansione urbanistica. Un luogo dove riconoscersi per il teorico del Futurismo. Prende casa in via Castel Morrone 7 ed è qui che ambienta il suo autoritratto. Datato 1908, Boccioni si dipinge a mezzo busto, alle sue spalle Milano in costruzione con un treno in movimento …. elementi che pochi anni dopo concorreranno al successo di uno dei suoi capolavori “La città che sale”. Ma nel 1908 Umberto sta ancora elaborando le future teorie vicine a Marinetti.
A Milano frequenta Gaetano Previati, maestro divisionista simbolista, e ,senza quella tecnica così complessa probabilmente non sarebbe arrivato a esprimere sulla tela concetti legati al movimento, alla velocità, al dinamismo, in poche parole all’elaborazione del “MANIFESTO TECNICO DELLA PITTURA FUTURISTA”.
E’ il 1910. Seguono anni febbrili per Boccioni e per gli altri artisti che aderiscono al movimento. Anni di studi e riflessioni puntualmente registrate sui taccuini, elaborati nei disegni e documentati da un ricchissima rassegna stampa. Il tutto esposto a Palazzo Reale.
Allo scoppio della Grande Guerra, il futurista Boccioni si arruola volontario. A Sorte, in provincia di Verona, dove si trova il suo reggimento, cade da cavallo e perde la vita. E’ il 1916. Umberto Boccioni ha solo 34 anni.
Daniela Annaro