Bonalumi e Biasi, avanguardie senza fine a Milano

Due grandi artisti del Novecento messi a confronto in un dialogo serrato: ALBERTO BIASI (1937) E AGOSTINO BONALUMI (1935-2013).  AVANGUARDIA SENZA FINE è il titolo della mostra allestita alla PoliArt Contemporary di Milano ( via Gran Sasso,35) fino al 26 gennaio 2018.

Venti opere in esposizione  in un percorso  cronologico,  dalla fine degli anni Cinquanta sino al 2013. Biasi e Bonalumi sono tra i protagonisti internazionali di quella cruciale generazione che, in piena fascinazione  dello spazialismo di Lucio Fontana, ha sentito la necessità di elaborare nuovi linguaggi. Ciò che emerge, seguendo l’evoluzione parallela dei due artisti, è la capacità, nella reciproca coerenza tematica, di porre sempre nuove problematiche alle proprie ricerche, nella creazione di nuovi cicli, di decennio in decennio.

Agostino Bonalumi – Blu 2000

Se, già sul finire degli anni Cinquanta, la ricerca di Biasi si pone come fondante per l’arte programmata e cinetica internazionale, Bonalumi è tra i capiscuola di quella particolare uscita dalla stagione informale, attraverso la costituzione di forze soggiacenti che conducono alle sperimentazioni sull’estroflessione. L’uso della profondità è un comune denominatore agli esordi delle ricerche dei due artisti. Se Alberto Biasi, già nel ciclo delle Trame (1959), attraverso la sovrapposizione sfasata di fogli colmi di buchi (dai graticci dei bachi da seta). Agostino Bonalumi (1959) si muove nella direzione del profondo, costruendo forze di tensione che producono l’estroflessione della superficie. Nell’opera Senza titolo del 1959, all’interno di una sensibilità ancora pienamente informale, Bonalumi già dispone pezzi di tubo nel drappeggio raggrumato di tela e cemento, componendo una sorta di dorsale, già allusiva a quelle architetture soggiacenti. 

Alberto Biasi – Dinamica visiva – 1979

Negli anni Sessanta, nell’ambito del Gruppo N, Biasi elabora compiutamente la radicale distinzione tra forma cinetica e forma dinamica: la forma cinetica si muove, producendosi in un movimento reale (con un motore ad esempio), la forma dinamica è ferma, ma induce il movimento in chi guarda, proprio in virtù di una mutevolezza percettiva. Alberto Biasi dedicherà, seppure non esclusivamente, la maggior parte della propria ricerca alla forma dinamica, come nei cicli delle Torsioni (o Dinamiche) e dei Rilievi Ottico-dinamici.  Agostino Bonalumi, negli anni Sessanta, si misura con il fuori (con le forze del fuori), creando diverse forme aggettanti, talvolta squadrate ma perlopiù tondeggianti, fino al cerchio, spesso anche isolate al centro delle tele. Il suo problema ora è lo spazio, in una declinazione inedita rispetto alla scultura, perché la forma emerge dalla tela allestita in parete. Sono anni in cui l’artista verifica le quantità di forze, per trovare luoghi di equilibrio tra le forme e lo spazio circostante. Poi, presto, anche la luce, con i suoi effetti d’ombre, diventerà un elemento compositivo nelle opere di Bonalumi.  Negli anni Settanta l’artista approfondisce questo rapporto tra spazio e luce, costruendo opere dalle forme tipicamente parallele.Per il vernissage, la compositrice Paola Samoggia, in collaborazione con danzatori professionisti, darà vita a una performance di danza contemporanea dedicata alle opere dei due artisti.

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