di Daniela Annaro
Il 31 agosto 1963 muore a Parigi Georges Braque. Ha ottantun’ anni e la sua orazione funebre viene celebrata da Andres Malraux, intellettuale e ministro al centro della politica culturale francese per quasi mezzo secolo. Questo per dire che oggi ricordiamo Braque per essere stato l’iniziatore insieme a Pablo Picasso del CUBISMO, ma nel contempo, di essere cresciuto all’ombra del grande spagnolo. E, questo, è vero solo in apparenza, anche se c’è un fondo di verità.
George nasce ad Argenteil-sur-Seine, il babbo fa il decoratore murale, tra alti e basso con la sua istruzione, nel 1900 si trasferisce a Parigi. Ha diciotto anni, fa anche lui il decoratore, segue corsi serali di pittura e l’anno successivo farà il militare, ma solo nel 1907 la sua vita prenderà un corso preciso e determinato. E’ proprio in quell’anno che conosce Pablito Picasso.

Ha già esposto, ha già conosciuto altri artisti, si è interessato ai FAUVES, apprezza Matisse, adora Cezanne. Ha un discreto successo tanto che un importante mercante come Kahnweiler lo mette a contratto e soprattutto gli presenta Guillaume Apollinaire, poeta e drammaturgo, amico di Pablo Picasso.
L’opera che consacra il loro sodalizio è “Les Demoiselles d’Avignon”: Braque risponde con il “Il grande nudo”. Una donna vista di spalle seduta su una sedia, uno dei suoi capolavori. Inizia così una felice stagione di confronto e di cooperazione. Il primo a usare il termine cubismo sarà un critico francese,Vauxcelles, che definirà quel modo di scomporre e ricomporre lo spazio “bizzarrie cubiste”. Ma è appunto il concetto di spazio a interrogare gli artisti di inizio Novecento. Sulle loro tele Braque e Picasso lo suddividono e lo tagliano con grande coraggio, rispetto ai tempi, con grande armonia , diciamo oggi. Al primo sguardo lo spettatore rimane esterefatto , poi ,mentalmente, se gli sono offerti gli strumenti, ricostruisce il percorso creativo dell’artista.

Entrambi con declinazioni diverse rimangono legati a quel fantasmagorico e felice periodo. Pablo, fra i più importanti pittori del Novecento, avrà dalla sua essere stato un vero protagonista della storia, dell’attualità. George, nonostante una brillantissima carriera professionale e un successo personale, ha un po’ pagato il protagonismo del suo amico. Ma come dice Sciascia “a ciascuno il suo”.