La Redazione
Oggi l’Unesco, il cui acronimo sta per United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, soffia 75 candeline.
Nata in piena seconda guerra mondiale, l‘Unesco fece proprio il principio che la Pace non potesse affermarsi senza Cultura. Ossia che la cultura non dovesse essere considerata qualcosa di astratto ed elitario, ma un patrimonio comune a tutti gli uomini in quanto tali.
Il testo dell’atto costitutivo parla chiaro: contribuire alla pace e alla sicurezza attraverso educazione, scienza e cultura e utilizzare questi mezzi per promuovere la collaborazione tra le nazioni.
“Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace”.
Le parole contenute nel preambolo della Costituzione Unesco risuonano oggi più attuali che mai. In un’era di enormi cambiamenti, di diseguaglianze sociali e di minacce all’equilibrio internazionale, che la crisi di Covid-19 ha ulteriormente esasperato, è ancora necessario continuare ad investire in valori quali l’educazione, la diversità culturale, lo sviluppo sostenibile e la ricerca scientifica.
In tre quarti di secolo l’Unesco ha riconosciuto 1.121 siti in 167 Paesi del mondo.
L’Italia detiene il record di riconoscimenti a pari merito con la Cina: 55 siti. Non si tratta solo di città d’arte, monumenti antichi, vestigia del passato, ma anche di riserve della biosfera, di parchi nazionali, di patrimonio immateriale come la dieta mediterranea, l’arte del pizzaiolo napoletano o quella dei liutai cremonesi.
Ma il lavoro di Unesco non si ferma qui. La crisi di Covid-19 ha fatto emergere disuguaglianze e vulnerabilità che, secondo l’Unesco, possono diventare straordinarie risorse e potenzialità umane.
A questo scopo è stata redatta una relazione dalla Commissione internazionale sul futuro dell’istruzione istituita dall’UNESCO e composta da esponenti di punta del mondo accademico, scientifico, governativo, economico e scolastico. Lo studio fa leva su importanti lezioni della crisi sanitaria globale per proporre azioni politiche che possono essere intraprese oggi per far avanzare l’istruzione domani.
Come si legge sul loro sito: “Le decisioni prese oggi nel contesto di Covid-19 avranno conseguenze di lungo termine per il futuro dell’istruzione. I responsabili politici, gli educatori e le comunità sono chiamati a scelte di alto profilo; le loro decisioni devono essere guidate da principi condivisi e da visioni di futuri desiderabili per le collettività”.
L’impegno di Unesco, quindi, non riguarda solo la salvaguardia e la protezione del patrimonio dell’umanità, ma anche il futuro e il benessere del nostro fragile mondo.
16 novembre 2020