“Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente”. Giorgio Gaber
Più che un omaggio al papà del teatro canzone, lo spettacolo è un viaggio che segue un impulso, un istinto. Di fronte all’immensa opera di Gaber e Luporini ci si sente un po’ persi e disorientati e, soprattutto, folgorati dalla straordinaria, e a volte straziante, attualità dei monologhi e delle canzoni.
Gaber si affacciava sul ciglio di un baratro. Oggi ci troviamo in quel baratro e siamo in caduta libera. E allora ci siamo davvero abbandonati anche noi in questa caduta libera, con tutta l’incoscienza a disposizione, senza aver paura di sbagliare, di mostrare il fianco, di risultare inadeguati, inadatti. E lo siamo senz’altro, in tutti i sensi. In fondo è tutta una questione di fragilità: saper accettare il disequilibrio, non aver troppo timore di guardarsi davvero. Il fatto è che il signor G non è un personaggio. Il signor G siamo proprio noi.
Da un marciapiede di una città semi-deserta e buia alla penombra di una camera da letto, dallo spazio soffocante di un ascensore allo specchio del bagno: ci troviamo a fare i conti con la nostra meschinità, con le nostre più profonde contraddizioni, con le nevrosi e con le frustrazioni quotidiane. Ma non è solamente una questione di sopravvivenza: Buonasera Signor G parla anche di speranza, di un sogno che, per quanto rattrappito, è ancora lì, nutrito artificialmente e tenuto in vita con un accanimento terapeutico disperato. L’uomo ha il polso debole e respira a fatica ma, nonostante tutto, è ancora vivo.
I testi e le canzoni sono stati scelti con cura ascoltando prima di tutto la pancia, come avrebbe detto Gaber stesso, e poi cercando il senso, il disegno finale. “A ogni replica – spiegano dall’Accademia dei Folli – questa ricerca continua: ogni volta troviamo un senso differente e il disegno ci appare diverso.
Cinico, scanzonato, violento, ironico: Gaber è ancora lì, sul palco, che oscilla dinoccolato cantando le paure e le speranze, le frustrazioni e l’incertezza del vivere, aspettando il momento giusto per spiegare le ali e spiccare il volo.
Foto da internet
TEATRO BINARIO 7
BUONASERA SIGNOR G
Il teatro canzone di Giorgio Gaber
con Carlo Roncaglia
e con
Max Altieri, chitarre
Enrico De Lotto, basso
Matteo Pagliardi, batteria
testi e musiche Giorgio Gaber, Sandro Luporini
arrangiamenti Accademia dei Folli
regia Carlo Roncaglia
produzione Accademia dei Folli Compagnia di musica-teatro
date spettacoli
sabato 1 febbraio 2025 alle 21
domenica 2 febbraio 2025 alle 16
durata 75 minuti
biglietti disponibili online:
intero 20 euro, ridotto 15 euro, under 18 6 euro
Per informazioni e prenotazioni:
Teatro Binario 7
via Turati, 8 – 20900 Monza (MB)
039 2027002 – [email protected]