di Francesca Fumagalli
Durante la settimana del 20-27 settembre appena trascorsa abbiamo assistito alla massima espressione dei movimenti ambientalisti nati e sviluppatisi nell’arco temporale 2018-19. L’irrisorio corteo di ragazzini svedesi che nell’agosto 2018 accompagnava la ormai celeberrima attivista Greta Thunberg nel suo pacifico sciopero ai piedi del Parlamento locale è divenuto in poco più di un anno solare la più grande forza giovanile globale degli ultimi 10 anni.
L’ultimo sciopero per il clima ha visto milioni di studenti marciare per le strade delle maggiori città del mondo al grido di: “Non abbiamo un pianeta B” e innumerevoli associazioni di giovanissimi sono nate negli ultimi mesi con l’intento di compiere una svolta concreta nel campo della sostenibilità.
Oltre alla sensibilizzazione alla quotidiana implementazione di accortezze green da parte dei singoli individui, le risvegliatesi coscienze di cittadini e consumatori chiedono a gran voce una presa di posizione e una politica concreta da parte di istituzioni e aziende. Proprio il ruolo di quest’ultime in fatto di attenzione all’ambiente è stato l’argomento protagonista del Salone della CSR (Corporate Social Responsibility) e dell’Innovazione Sociale tenutosi gli scorsi 1 e 2 ottobre presso l’Università Commerciale Bocconi di Milano.
L’iniziativa si è articolata in 100 eventi e ha visto impegnati oltre 400 relatori e 216 organizzazioni protagoniste, con lo scopo di disegnare la figura degli “Ambasciatori della sostenibilità”, fortemente voluta da Rossella Sobrero, del Gruppo Promotore del Salone.
Tra le numerose tavole rotonde allestite, degno di nota è l’incontro “Climate Change: il ruolo delle imprese”, che meglio sembra rispondere agli interrogativi sulla funzione delle aziende in campo ambientale. Difatti, osservando la questione da un punto di vista puramente economico, sorge spontaneo chiedersi come le imprese italiane abbiano intenzione di rispondere alla forte domanda di mercato di politiche ecosostenibili. Oltre il 90% dei cittadini del nostro Paese si dichiara, infatti, ormai restio dal comprare da aziende tra i cui valori non figura l’attenzione all’ambiente o, ancor peggio, offrono un prodotto dalla carbon footprint elevata.
I due punti chiave coperti dai numerosi partecipanti alla discussione sono stati l’attività per la riduzione delle emissioni durante l’intera vita del prodotto e la scelta di nuovi modelli di gestione del rischio climatico.
Alle impressionanti immagini del progetto “Sulle orme dei ghiacciai” in cui il fotografo Fabiano Ventura cattura il ritiro secolare dei grandi giganti di ghiaccio, risponde Carlo Felice Chizzolini, Direttore Generale Industriale e Ambiente di Sammontana Italia, illustrando il percorso perseguito negli ultimi anni dalla sua azienda come possibile linea guida per le imprese che abbiano l’intenzione di impegnarsi in campo ambientale. In primo luogo, l’accordo volontario (2016) con il Ministro dell’Ambiente per consentire al calcolo della propria carbon footprint, successivamente l’impegno a fine 2018 a misurare i propri indici di circolarità, ovvero la percentuale di materia ed energia necessarie per la creazione del proprio prodotto che possa essere reinserita nel circolo di produzione senza sprechi. I dati statistici hanno come scopo la possibilità di affrontare la sfida attraverso un approccio scientifico e fungono dunque da strumento per delineare obiettivi raggiungibili. In una data non troppo lontana si pensa potremo infatti gustare il “Gelato all’Italiana” in un vasetto biodegradabile e perfettamente inserito in un’economia circolare.
Il secondo argomento di discussione nasce a seguito delle provocazioni del Professore Ordinario di Ecologia dell’Università Statale di Milano Paolo Galli, il quale invita a riflettere su quanto i disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici non siano lontani da noi né in una dimensione temporale, né in una geografica. La risposta dal mondo delle imprese in questo caso arriva da Unipol, che illustra le innovazioni implementate in campo assicurativo. Nuovi prodotti sono stati infatti disegnati per i bisogni sociali emergenti, per prevenire e soprattutto sviluppare la consapevolezza delle piccole medie imprese difronte ai rischi che i cambiamenti climatici comportano per il proprio business.
Attraverso modalità e impegni differenti dunque anche il mondo delle imprese si sta attivando nella lotta ai nuovi scenari ambientali. L’urgente richiesta di politiche sostenibili da parte dei consumatori e il grande clamore mediatico delle recenti manifestazioni hanno infatti accelerato una preesistente competizione tra le aziende per offrire prodotti e servizi che rispondano non soltanto agli originali bisogni dei fruitori ma anche ad una maggior volontà di comprare e utilizzare green.