di Mattia Gelosa
Con il fuori concorso La tete haute – A testa alta di Emmanuelle Bercot, con la star Catherine Deneuve, si apre ufficilamente l’edizione 2015 del Festival di Cannes, la sessantottesima.
Il film, dai tono realistici e quasi documentaristici, narra le vicende di Malony, un ragazzino cresciuto solo dalla madre, una donna fragile e debole, che giunta l’adolescenza perde la “retta via” finendo invischiato in una serie di guai che lo portano a vivere tra carcere minorile e assistenti sociali. Troverà nel giudice minorile (la Deneuve) e in un professore due figure pronte ad educarlo per condurlo verso un futuro di riscatto.
Per la stampa, invece, è già stato proitettato uno dei tre film italiani in concorso: Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, opera ispirata alle fiabe di Giambattista Basile rivisitate in chiave fantasy. Grande cast internazionale, in cui svettano i nomi di Salma Hayek e Vincent Cassel, musiche affidate al fresco premio oscar Alexandre Desplat (con il film Grand Budapest Hotel di Wes Anderson) e una messa in scena curatissima dovrebbero rendere il film un successo sicuro, ma gli applausi della sala stampa sono stati a dir poco timidi. Mia madre di Nanni Moretti e Youth- La giovinezza di Paolo Sorrentino sono le altre pellicole italiane in concorso.
A decidere a chi assegnare i premi sarà come sempre una giuria di star del cinema internazionale, quest’anno presieduta dai fratelli Cohen, che saranno affiancati dall’attrice almodovariana Rossy de Palma, dal regista premio oscar Guillermo del Toro e dagli attori Sophie Marceau e Jake Gillenhaal per citare i nomi più illustri.
I possibili candidati alla Palma d’oro sono già stati comunque individuati e tra i favoriti c’è sicuramente Gus Van Sant: la sua opera in concorso è The sea of trees, film che ruota attorno ad Arthur (Matthew McConaughey), professore americano depresso che si reca in Giappone presso la foresta dei suicidi , ma ritrova la felicità grazie all’incontro con una donna (Ken Watanabe). Con Elephant nel 2003 vinse Palma d’oro e premio per la regia, mentre nel 2006 vinse il Premio 60esima edizione per Paranoid Park: è chiaro che ai francesi questo autore, che ha sempre un occhio verso il cinema indipendente, piace assai.
Ottime sono anche le possibilità di qualche premio per il nipponico Kore-Eda e per i nostri italiani, con Sorrentino leggermente avvantaggiato rispetto agli altri, ma molti sono anche i rumors attorno al film greco The Lobster di Yorgos Lanthimos, distopia che ci proietta in un futuro dove come rimedio al carcere devo innamorarmi in 45 giorni, pena l’essere trasformato in animale e liberato in un apposito bosco.
Interessante anche la rassegna dei fuori concorso: Woody Allen presenta Irrational man, intrigo amoroso tra un professore sposato (Joaquin Phoenix) e una sua studentessa (Emma Stone), ma abbiamo anche l’esordio alla regia di Natalie Portman con A tale of love and darkness, il film Disney Pixar Inside out, la versione cinematografica de Il piccolo principe ad opera di Mark Osborne e Amy di Asif Kapadia, incentrato sulla vita di Amy Winehouse.
Aldilà di chi saranno i reali vincitori (le soprese, si sa, non mancano mai!) questa edizione ci fa comprendere come, se nelle sale arrivano spesso pellicole dove oltre all’intrattenimento c’è davvero poco altro, il cinema vero, quello che è da intendersi come arte, non sia per nulla morto e possa ancora trovare grande visibilità.