di Enzo Biffi
Gli anni Settanta, come ampiamente noto, sono stati anni capaci di generare un volano di novità, pura energia creativa a propulsione ideale. Sperimentazione, innovazione e coraggio sono stati in molti ambiti le fondamenta su cui costruire il futuro.
Insieme ai movimenti sociali politici e culturali più significativi di quel tempo, quello musicale ebbe particolare vitalità. Nuovi gruppi, nuovi stili, nuove sonorità e una moltitudine di visioni diverse fra di loro invasero all’inizio il mondo giovanile mondiale, quindi anche Italiano, per innovare poi tutto il panorama culturale.
Fra le novità più rilevanti certamente ci fu il fenomeno detto “cantautorale”.
Nato in realtà durante il decennio precedente con pochi coraggiosi autori, durante “i settanta”, l’idea che parole e musica potessero fondersi liberate da schemi e modalità ingabbiate, divenne il riferimento di tutti. Stili, linguaggi e visioni differenti fra loro e rivoluzionari verso il passato, sperimentazioni linguistiche e musicali, misero in scena uno spettacolo pirotecnico di novità.
Troppi gli autori e i gruppi per citarli tutti.
Quello che avrebbe però potuto apparire un fuoco fatuo quindi breve, proprio con il passare degli anni dimostrò essere un vero e proprio cambio di passo, consolidandosi come uno dei più importanti momenti culturali del Novecento italiano.
Il decennio successivo infatti, lungo i famigerati anni Ottanta, quelli del riflusso e dell’edonismo, buona parte dei cantautori italiani continuarono il lavoro non solo con la spinta ideale dell’inizio, ma forti della maturità artistica guadagnata sul campo, regalando a sé stessi e al loro pubblico vere e proprie” perle di splendore “ (cit.)
Da qui album e pezzi di straordinaria maturità, eccellenza musicale e raffinatezza linguistica.
Mi sarebbe impossibile un elenco rispettoso di tutti, ma non posso nemmeno omettere qualche esempio che testimoni questa piccola mia teoria.
Lungo il solo biennio 1982 – 1984 distanti una manciata di mesi l’uno dall’altro uscirono lavori di raro valore. Mentre De Gregori pubblicava Titanic e la Donna Cannone e il “maestrone” rispondeva con album come Metropolis e canzoni quali Bisanzio e Gulliver, il Faber nazionale mise una pietra tombale sopra il luogo comune del “cantautore due accordi” e stupì il mondo col suo Creusa de Ma.
Non si trascuri, poi, che il decennio iniziò con brani quali “Futura” di Lucio Dalla (per non parlare di Caruso 1986) per terminare con “La Pianta del Te” di Ivano Fossati. In ogni caso la produzione fu tale che la lista sarebbe troppo lunga e troppo discrezionale per essere obiettiva.
A me allora resta solo osservare che, in qualche caso, in qualche luogo e per motivi per lo più casuali, un’aria misteriosa e forse un po’ magica unisce talenti e creatività elargendo al mondo opere resistenti al tempo.
Nel nostro bel paese successe già nel Rinascimento, ci regalò il Futurismo, il Neorealismo, l’Arte Povera e molto altro ancora.
Generoso e misterioso creare …