di Costanza Tannaro –
Un uomo e una donna si baciano e abbracciano con passione. I loro corpi si fondono nella pietra, creando un unicum, un blocco cubico. L’opera è del 1916 scolpita del rumeno Costantin Brancusi.
E’ uno dei cinquanta capolavori esposti fino al 2 settembre 2018 a Palazzo Reale a Milano. Oltre a Brancusi ci sono opere di Monet, Manet, Bonnard, Cézanne, Kandiskij, Chagall, Van Gogh, Gauguin, Dalì, Picasso e molti altri artisti altrettanti celebri. Tele e sculture che arrivano tutte dallo stesso museo: il Philadelphia Museum of Art. Ed è queste la particolarità della mostra: si vedono dipinti di grande pregio,e, nel contempo, si viene a conoscenza dei criteri e delle storie di illuminati collezionisti americani. Filadelfia è stata la capitale del collezionismo artistico a partire dalla metà dell’Ottocento, periodo in cui si data l’inizio dell’arte moderna.
A quel tempo vantava una classe dirigente di ricchi commercianti e banchieri, culturalmente molto attivi. Nel 1876, per celebrare i cento anni della Dichiarazione di indipendenza degli USA, la città organizza la prima esposizione internazionale, una fiera visitata da dieci milioni di visitatori. Proprio sulla scia del successo di quell’expo che la città acquista opere e crea il suo museo, ciò accade esattamente un anno dopo. Oggi la collezione possiede 240.000 pezzi di ogni epoca e titpologia. Nel 2020 verrà ulteriormente ampliato, il progetto è dell’archistar Frank Gehry.
Il successo di molti artisti europei é in molta misura dovuta alla creazione del “mercato” statunitense, alla lungimiranza di questi collezionisti. Lo sviluppo del Museo d’Arte di Filadelfia lo si deve a Fiske Kimball, direttore per trent’anni a partire dal 1925 che dotò il museo di arredi originali di vari paesi e epoche, contestualizzando così le opere che venivano esposte.
E poi arrivarono donazioni di imprenditori illuminati. Le raccolte d’arte moderna e impressionista sono uno degli elementi di vanto del Philadelphia Museum of Art. Gli americani di Filadelfia sono stati tra i primi collezionisti dell’Impressionismo, merito anche dell’artista Mary Cassatt che visse a lungo a Parigi e aprì ai mercanti e galleristi europei le porte oltreoceano. Suo fratello, Alexander Cassatt, dirigente della Pennsylvania Railroad fu tra i primi acquirenti di Degas, Pissarro, Monet e Manet. Come lo fu Samuel Stockton White III che da giovane durante un viaggio a Parigi posò per Rodin. Ora quella scultura la ritroviamo nelle sale di palazzo Reale. Albert Eugene Gallatin, americano di New York, diede un altro straordinario apporto alle raccolta del museo, come i coniugi Louise e Walter Arensberg che per la loro collezione d’arte si affidarono ai consigli di Marcel Duchamp. E che fossero consigli superlativi lo capiamo passeggiando nelle sale della mostra milanese.