Quaderni e pennini: null’altro era necessario per andare a scuola, nei lontani e bui anni ’30 dello scorso secolo. Così, il signor Emilio, decise di iniziare a vendere all’interno del cortile della sua corte questi poveri ma indispensabili materiali a ogni bambino che, spesso controvoglia, era obbligato sui banchi di scuola dai temibili maestri dell’epoca.
Passarono più di vent’anni, e uno scorcio di triste storia d’Italia che, nel frattempo, tra De Gasperi e la ricostruzione, stava navigando verso le acque del boom economico. Era il 1952 e Nino, il figlio del sig. Emilio, decise di dare avvio a quell’attività di cartoleria e tipografia che ancora oggi, tra cambiamenti e trasformazioni, sopravvive nel centro di Giussano.
Allora, come oggi, si vendevano articoli specifici, innanzitutto. Angela ricorda con particolare nostalgia la vendita di cartoline, acquistate in special modo dai viaggiatori, dai vacanzieri e dai bambini catapultati nelle ormai desuete colonie, compilate con destinatari e saluti prima di ogni partenza e successivamente spedite dal luogo di soggiorno.
Speciali nei ricordi di Angela sono le cartoline di Natale, abbellite con brillantini e decorate in ogni loro spazio. Ma ogni festività aveva il suo specifico articolo: salutato il Natale, l’Epifania portava con sé non solo dolciumi e carbone, ma anche pastelli, pennarelli e numerosissimi album da disegno, di tutti i tipi, di tutti i colori.
Penne e carte da lettere, invece, erano vendute 365 giorni all’anno, senza interruzioni: ai tempi, infatti, erano questi gli unici mezzi per mettere in comunicazione persone lontane, per mantenere vivi rapporti lavorativi, famigliari e, perché no, amorosi.
Nel retro della frequentatissima cartoleria, inoltre, era stata costruita una tipografia che, ad oggi, ha perso gran parte della sua funzionalità. Si stampavano schede per la lavorazione dei telai, bolle di consegna, fogli di fatture, blocchi, biglietti da visita, buste e quant’altro.
Dietro ad ogni foglio stampato, la delicata costruzione di un apposito telaio. Le parole venivano composte lettera dopo lettera per essere poi disposte sul telaio al contrario, da sinistra a destra. Una volta chiuso, il telaio veniva sistemato su di un’apposita macchina chiamata “stella” che, dopo aver attratto a sé il foglio, lo avvicinava al telaio per l’impressione delle lettere e successivamente portato nella parte opposta stampato.
Laboriosa era la sistemazione delle lettere nei cassetti una volta utilizzate: tutto veniva ordinato in modo meticoloso, con una rigida divisione delle lettere tra maiuscole e minuscole, per grandezza e carattere.
Si avvicinarono a mano a mano gli anni ’70 e i tre figli di Nino affiancarono il padre sia in cartoleria sia in tipografia. Angela, una tra gli attuali proprietari, ricorda con velata nostalgia la vendita a 350 lire dei famosi libri Oscar Mondadori e la loro prima uscita, nell’aprile del 1965 di “Addio alle armi” di Ernest Hemingway, che, nel giro di tre mesi, superò le 390 mila copie. Erano libri popolari, acquistabili da tutti e che riuscirono ad avvicinare alla lettura gran parte degli italiani.
Ora l’uso della tipografia si è esaurito, ma la cartoleria Nespoli continua ad attrarre a sé bambini in cerca di materiali per la scuola, adulti indaffarati tra case e uffici e chi, affezionato, ricorre da più di cinquantanni sempre lì, in cerca di qualità e disponibilità.
Camilla Mantegazza
©fotografie di Giovanna Monguzzi