di Daniela Zanuso
Sono passati più di 50 anni da quel 16 marzo 1966. A seguito della denuncia di un genitore, tre studenti del Liceo Parini di Milano, furono portati in tribunale accusati insieme al Preside e al tipografo di pubblicazione oscena.
La rivista “La Zanzara” era l’organo ufficiale dell’associazione studentesca pariniana ed era molto simile a tanti altri giornali studenteschi dell’epoca: notizie interne, un po’ di cronaca, musica, cinema, qualche riflessione anche un po’ goliardica.
L’articolo in causa, apparso qualche settimana prima, riportava i risultati di un’inchiesta svolta da alcuni studenti su “Che cosa pensano le ragazze d’oggi” o meglio la loro opinione sulla posizione della donna nella società italiana, il suo atteggiamento di fronte all’educazione, alla cultura, alla morale, al matrimonio, al lavoro. Il pezzo portava le firme di Marco De Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano.
Le risposte a questa “indagine”, di cui si possono probabilmente criticare la metodologia e l’esiguo numero di intervistati, rivendicavano chiaramente il diritto di sentirsi liberi di agire in tema di sessualità, secondo la propria coscienza e volontà, ma senza limiti e regole codificati.
Alcune espressioni erano decisamente forti per quei tempi: “Entrambi i sessi hanno diritto ai rapporti prematrimoniali” oppure “Pongo dei limiti solo perché non voglio correre il rischio di avere conseguenze, ma se potessi usare liberamente gli anticoncezionali non avrei problemi di limiti” piuttosto che “ La religione in campo sessuale è apportatrice di complessi di colpa”. Si scatenò il finimondo.
L’inchiesta contro i tre minorenni accusati di “corruzione di costumi” fu immediata e veloce e in tribunale si pretese anche che fossero sottoposti ad una visita medica per accertarne le reali capacità di intendere e volere. Genitori, insegnanti, ma anche l’associazione cattolica Gioventù Studentesca, insorsero per “il contenuto scabroso e, talvolta, assolutamente amorale dell’articolo”.
E l’Italia si divise in due: forze laiche e di sinistra e cattolici progressisti si schierarono con i tre studenti cogliendo il loro desiderio di respirare una nuova aria di libertà. Dall’altra un Italia bigotta e moralista che non vedeva certo di buon grado quel peccaminoso desiderio di emancipazione.
Ci fu una vera mobilitazione e furono in migliaia a scendere in piazza: intellettuali, giornalisti, studenti, avvocati, tutti a protestare contro quello che ritenevano un attentato alla libertà di informazione. Il 2 aprile gli imputati vennero assolti. Fu solo l’inizio di un lungo cammino.