di Costanza Tannaro
Manca all’appello dagli inizi degli anni Quaranta, la preziosa natura morta di Jan van Huysum (Amsterdam 1682-1749), olio su tela appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824, quando fu acquistato dal granduca Leopoldo II di Lorena per la Galleria Palatina.
Dopo il suo arrivo a Palazzo Pitti nel 1824, Vaso di Fiori, questo il titolo dell’opera, per oltre un secolo rimase esposto nella sala dei Putti, insieme ad altre nature morte olandesi realizzate dai massimi artisti del ‘600 e ‘700. Nel 1940, quando all’inizio della Seconda Guerra Mondiale la reggia fu evacuata, il quadro venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, fino a quando soldati dell’esercito tedesco in ritirata lo prelevarono insieme ad altre opere per trasferirlo a Castel Giovio, in provincia di Bolzano.
La cassa in cui si trovava Vaso di Fiori di Palazzo Pitti venne aperta: l’opera trafugata finì in Germania, dove se ne persero le tracce. Più di venticinque anni fa, nel 1991 con la riunificazione della Germania, il dipinto ricomparve. Mercanti privi di scrupoli si misero in contatto con le autorità italiane per chiederne il riscatto, dopodiché Vaso di Fiori venne venduto a un privato. Il dipinto è di proprietà dello Stato italiano, dunque non era né è acquistabile né poteva esserci nessuna contrattazione fuori dalla legge. La Procura di Firenze aprì un’indagine, senza però venirne a capo.
Di nuovo e encomiabile, ora, c’è l’appello del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che rivolge un appello ai suoi connazionali attraverso la stampa e i social: che la Germania restituisca il Vaso di Fiori.
Foto dell’opera: Alinari