di Luigi Losa
La favola bella del Leicester è molto probabilmente finita ma il 2016 resterà sicuramente negli annali del club inglese come l’anno del trionfo in Premier League, tanto più importante quanto del tutto inatteso e altrettanto imprevedibile.
E non poteva essere che il più ‘british’ degli allenatori italiani (che ormai spopolano in terra inglese dai tempi di Gialuca Vialli e Gianfranco Zola sino ai Conte, Guidolin e Mazzarri dei giorni nostri) ovvero il compassatissimo Claudio Ranieri, peraltro forte di un palmares di panchine internazionali invidiabile (Chelsea, Valencia, Atletico Madrid, Monaco, oltre a Napoli, Fiorentina, Juventus, Inter e scusate se è poco), a fare il ‘miracolo.
Il Leicester City, questo il nome completo del club, ha una storia lunga più di un secolo, essendo nato addirittura nel 1884 e ha conosciuto alti e bassi come è di tutte le squadre di provincia.
Tornato nella massima serie nel 2014, nel campionato successivo il club riesce a strappare la salvezza con sette vittorie in nove partite nel finale di campionato. Dopodiche la squadra viene affidata a Claudio Ranieri.
In avvio di stagione, nel campionato 2015-2016 il Leicester si propone, contro ogni pronostico, nelle posizioni di vertice della Premier League, fino ad issarsi in prima posizione. Grazie soprattutto alle vittorie negli scontri diretti con le altre squadre di prima fascia, e trascinata dal centravanti Jamie Vardy (miglior marcatore del team della stagione nonché secondo in campionato dopo Harry Kane) e dal fantasista Riyad Mahrez, la squadra riesce a mantenere il primato e ottiene la qualificazione per la Champions League già in aprile, e, complice un pareggio per 2-2 nel derby londinese fra Chelsea e Tottenham, la squadra di Ranieri ottiene, il 2 maggio 2016, il primo posto matematico in campionato, laureandosi quindi campione di Inghilterra per la prima volta nella sua storia ultracentenaria. Questa vittoria, che darà poi diritto a giocare la Community Shield, persa contro il Manchester United per 2-1, viene celebrata come un trionfo da favola sia dai giornali nazionali sia da quelli esteri.
Il successo del Leicester ricorda per molti versi quello di alcune squadre italiane nella nostra massima serie, in primis il Cagliari di Gigi Riva, allenato da Manlio Scopigno, nel 1969-70, o il Verona che aveva in panchina Osvaldo Bagnoli nel 1984-85 in un campionato dove giocavano anche fuoriclasse del calibro di Maradona nel Napoli e Platini nella Juventus. O ancora la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini, allenata da Vujadin Boškov nel 1990-91.
Squadre e società totalmente ‘outsider’ rispetto ai grandi club storici che hanno però saputo sovvertite ogni pronostico grazie al ‘magic moment’ di alcuni loro campioni ma soprattutto grazie al lavoro degli allenatori. Quelli che solitamente, quando le cose vanno male, sono i primi, e di fatto i soli, a pagare con esoneri e licenziamenti (anche se sempre più spesso a peso d’oro).
Tornando al Leicester sicuramente la sua vittoria in Premier è stata anche dovuta alla crisi di grandi club come Clelsea, Manchester City e più ancora degli storici Liverpool e Manchester United, oltre che all’eterno ‘piazzato’ Arsenal. Società dove investitori stranieri hanno investito somme enormi ma che hanno dovuto pagare il prezzo di inevitabili cambi generazionali a tutti i livelli e vere e proprie rifondazioni dei team.
Claudio Ranieri ha avuto il grandissimo merito di aver saputo sfruttare la grande occasione che gli è capitata e che ha generato un entusiasmo senza precedenti non solo tra i tifosi ma nell’intera città.
La favola è ormai finita e ora il Leicester naviga nelle zone basse della classifica anche se un’altra impresa l’ha già compiuta in Champions League dove si è qualificato agli ottavi in anticipo.