Co-housing in Brianza: un altro abitare è possibile

di Francesca Radaelli

Vivere in co-housing in una villa settecentesca nel cuore della Brianza. Questa l’idea da cui nasce il progetto promosso dal Distretto di Economia Solidale della Brianza e dall’associazione L’isola che c’è di Como, pronto a concretizzarsi negli spazi di Villa Pagani a Renate .

La prima tappa del percorso sarà l’evento in programma il prossimo sabato 20 aprile presso Spazio Giovani, in Corte Tanzi, ad Albiate , rivolto alle famiglie e alle persone interessate al progetto.

Un’altra idea di “abitare” può farsi largo tra i condomini, le villette e le “fabbrichette” della ricca Brianza? Ne abbiamo parlato con Sergio Venezia (nella foto in alto), promotore di comunità e ideatore del progetto.

Villa Pagani a Renate

Da quale esigenza nasce l’idea di un co-housing in Brianza?

Nasce da una riflessione maturata in seno alle due realtà promotrici – DES Brianza e L’isola che c’è di Como – da tempo attive sul territorio con attività legate all’economia solidale, gruppi di acquisto e progetti di commercio equo. Dal 2010 abbiamo iniziato a domandarci come declinare i nostri valori di giustizia sociale e condivisione di relazioni rispetto al tema dell’abitare. Ci è sembrato che la forma più accessibile non fosse tanto quella della “comunità”, sul modello per esempio di Villapizzone – che richiede un tipo di adesione molto consapevole e dove, per intenderci, si condivide anche lo stipendio – ma potesse essere piuttosto la forma del co-housing. Si tratta di un modo di abitare ispirato a quelle forme di vicinato che fino a non molto tempo fa erano consuete nelle corti e nelle cascine lombarde. Nel co-housing ognuno ha la propria casa, privata, ma può vivere anche alcuni spazi comuni, progettati insieme per essere condivisi, in modo libero e flessibile. Spazi che possono generare relazioni di mutuo aiuto e solidarietà: dai gruppi di acquisto solidali al carsharing fino alla cura condivisa di anziani e bambini.

Alcuni spazi di Villa Pagani

Come si è concretizzata la possibilità di dar vita al progetto di Renate?

Dopo una serie di percorsi formativi avviati nel corso degli anni passati sui territori di Monza e Como, che però non si sono concretizzati in progetti veri e propri, abbiamo avuto la possibilità di appoggiarci a Vivabitare – luoghi di ben vivere, una rete di professionisti operativa nell’ambito delle costruzioni, dell’edilizia e della progettazione, e di poter proporre, a chi sarà interessato al progetto, un prezzo di acquisto e ristrutturazione piuttosto accessibile (2300 – 2500 euro al metro quadro), a fronte dell’offerta di un luogo molto bello in cui vivere come Villa Pagani. La nostra scommessa è che possa essere anche la bellezza del posto a favorire le relazioni tra coloro che lo abiteranno.

A chi si rivolge la proposta?

A chiunque sia interessato a un modo di vivere la quotidianità della casa diverso rispetto a quello che spesso caratterizza la vita nelle città. Attualmente abbiamo ricevuto le prime risposte di interessamento da una cinquantina di nuclei familiari. Di questi circa la metà sono persone singole, di età compresa tra 50 e 70 anni; ci sono poi coppie giovani e famiglie con figli.  Ci piacerebbe dare concretezza a quella prospettiva di intergenerazionalità di cui ha parlato recentemente a Monza Johnny Dotti, durante l’incontro dedicato all’abitare generativo lo scorso 26 febbraio. 

Villa Pagani

Quali saranno gli spazi condivisi?

A titolo indicativo abbiamo pensato ad alcuni locali che potrebbero essere utilizzati in comune dalle famiglie: per esempio, una lavanderia, un salone polivalente per riunioni e feste, depositi e rimesse per bici e carrozzine, ma anche spazi esterni come il giardino o l’orto . La definizione degli spazi del co-housing e della loro funzione dovrà essere però il frutto di una progettazione condivisa da parte di coloro che prenderanno parte al progetto. Crediamo molto in questo percorso di progettazione partecipata, che abbiamo previsto di realizzare sotto la guida di una cooperativa sociale specializzata, Spazio Giovani, dedicando tutto il tempo necessario a costruire insieme il luogo che poi andremo ad abitare. Il progetto per ora ha un nome provvisorio, “Il Convivio”, e alcuni obiettivi da promettenti: condivisione e relazioni, ma anche sostenibilità economica, sociale e ambientale. È però ancora tutto da immaginare e costruire, insieme.

Sergio Venezia

Quale rapporto immagini di instaurare con il territorio circostante?

Immaginiamo una relazione all’insegna della permeabilità. L’idea è di aprire i nostri spazi all’esterno: la sala comune potrebbe ospitare riunioni di condomini vicini o feste di compleanno, potremmo prevedere una vera e propria foresteria da utilizzare per l’accoglienza temporanea di persone che non ne hanno necessità. Sicuramente non immaginiamo un luogo chiuso in sé stesso, ma aperto a ciò che sta intorno.

Considerando le tendenze demografiche e abitative contemporanee, e l’individualismo che ormai sembra spadroneggiare anche nelle pratiche di vita quotidiana, di cui si è parlato proprio nell’incontro con Johnny Dotti, sorge però il dubbio se sia realmente possibile realizzare un progetto di abitare condiviso oggi. Nei fatti, ci sono delle esperienze concrete a cui guardate come fonti di ispirazione?

Ne cito tre. La prima è Base Gaia a Milano: una decina di famiglie che da zero hanno costruito un edificio con costi contenuti ai margini del Parco Lambro e perseguono una forma di abitare condiviso, aperta al quartiere. La seconda è Eco Sol, a Fidenza, un’esperienza di co-housing a cui partecipano 18 famiglie, cinque delle quali hanno formato una vera e propria comunità, che si distingue per una grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Infine, Numero Zero a Torino, un co-housing che coinvolge 10 famiglie e di cui parleremo proprio nell’incontro di sabato prossimo.

 

Per comunicazioni, informazioni e chiarimenti scrivere a: [email protected]

 

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