Non c’è manuale di storia dell’arte che non la citi. Eppure si fa veramente fatica a trovarla in quella via caotica e centralissima di Milano che è via Torino. Tra due edifici simmetrici, dopo il numero 6 si apre una piccola piazza che conduce a Santa Maria presso San Satiro.
Ecco che cosa scrive lo storico Giulio Carlo Argan sul suo celebre, amato e odiato, manuale.

E’ Donato Bramante l’architetto e pittore di cui parla l’Argan. Bramante inizia a lavorare alla chiesa di San Satiro nel 1478. Il primo problema che deve affrontare è quello dello spazio, vengono abbattute case prospicienti tra via Falcone e via Torino, tuttavia più di tanto non fu possibile ampliare a nord la chiesa.

Ed ecco che, grazie alle sue straordinarie conoscenza prospettiche nonché i suoi studi di architettura, Bramante mette a punto quel gioiello virtuale e illusionistico che è il finto presbiterio ,cioè quella parte della chiesa che sta sopra l’altare. Tre campate con rilievi di terracotta.

Un gioco illusionistico e di sapienza pittorica che ha reso famosa la chiesa e lo stesso Bramante. Una decorazione “pop” di grande suggestione, pensate profonda meno di un metro, 97 centimetri per la precisione.

Un altro importante storico, agli inizi del Novecento, Adolfo Venturi definì Santa Maria presso San Satiro “una vasta grotta scintillante d’oro e d’azzurro”. Tutti questo non c’e’ più, San Satiro soffre di gravi problemi legati all’umidità che, a tutt’oggi, anche se meno del passato, creano parecchie difficoltà nel mantenimento dei colori e degli affreschi.

Santa Maria presso San Satiro ha una storia affascinante. La fondazione nell’879 la dobbiamo al vescovo Ansperto che la volle dedicare al fratello di Sant’Ambrogio, Uranio Satiro, appunto, nato a Treviri nel 334. Satiro dedicò tutta la vita all’importante fratello e questo ha fatto sì che diventasse il patrono dei sagrestani, lo si festeggia il 17 settembre.
Le sue spoglie – o quel che ne rimane – sono conservate nella chiesa di Sant’Ambrogio.

Ma torniamo al Bramante. Oltre al presbiterio, mette mano all’intera pianta ma non si occupa della facciata, il cui esecutore materiale è Giovanni Antonio Amedeo che, pare, non andasse tanto d’accordo con l’architetto di Fermignano.

All’interno della chiesa non perdetevi la Cappella della Pietà con le quattordici figure in terracotta colorata del cremasco Agostino de’ Fondutis, realizzate nel 1483.

E il Battistero, anch’esso progettato dal Bramante. Nelle nicchie, sopra la trabeazione, troverete putti e busti virili disegnati da Bramante e realizzati da de’ Fondutis.

Non dimenticate di gettare uno sguardo al campanile è considerato il prototipo dei campanili romanici lombardi, alto poco meno di quello della Basilica di Sant’Ambrogio.
Daniela Annaro