Sabato 12 presso il Cineteatro Triante si è svolto il concerto “Di foglie e di roccia” organizzato dal nostro giornale con il gruppo musicale Banda Larga Befolk che ha eseguito canzoni di Enzo Biffi, con la partecipazione di Alberto Zangarini e Silvia Biffi.
Il concerto è stata l’ultima tappa di una serie di eventi che il Dialogo di Monza ha programmato per festeggiare i 5 anni di attività online.
In una atmosfera di grande simpatia e partecipazione, il pubblico ha seguito con interesse l’avvicendarsi di testi e canzoni.
Il concerto è stata l’occasione per una raccolta fondi per la missione di Padre Tiziano Pozzi che da ventisette anni opera come medico e missionario a …. in Centrafrica. Abbiamo raccolto 820 € che sono state interamente devolute a sostegno del progetto di una unità mobile che raggiungerà le popolazioni più povere dei villaggi .
Come da richiesta da parte di alcuni spettatori, pubblichiamo qui a seguito i testi delle canzoni scritte da Enzo Biffi e arrangiate dal gruppo Banda Larga Befolk .
Presto pubblicheremo anche un video sul canale YouTube dove potrete trovare le vostre canzoni preferite.
Ecco i testi delle canzoni:
Di foglie e di roccia
Su un ponte di seta
tra due isole di carta
Fragili…
come un uomo che ha mentito
come musica da strada
come grano fra le lame
sangue del venerdì santo
come sera quando è quasi sera
come la carne che si imbianca
come il pensiero che è volgare
intelligenza spesa a salve
come un tradimento scontato
come un principio già finito
come un fallimento così importante
solo garza in mezzo al mare
come l’abitudine al terrore
come l’esistenza per dovere
così breve è lo stupore
nulla di buono all’orizzonte
sorpresi su un ponte
di foglie e di roccia
fragili………passiamo.
Fiori Recisi
Non amo le piante nei vasi
Ne i fiori di campo recisi
Non la volta del cielo terso
Ma il temporale ogni volta diverso
C’è un uomo seduto nel cielo
Osserva il freddo mondo di sabbia
E quieto ne affronta il gelo
Il coraggio non conosce la rabbia
I figli son grano maturo
Al calore della luce di sera
Che la macina trasforma in futuro
E la curva del tempo si avvera
Non amo le piante nei vasi
Ne i fiori di campo recisi
Non la volta del cielo terso
Ma il temporale ogni volta diverso
Per tutti sogni da costruire
Per ciò che è stato ciò che hai avuto
Cerco invano e non so trovare
Le parole per un pensiero pulito
E come dire dell’armonia
Che inseguono tutti gli artisti
Il bello di sogni e poesia
È che possono anche essere tristi
Non amo le piante nei vasi
Ne i fiori di campo recisi
Non la volta del cielo terso
Ma il temporale ogni volta diverso
E il dono di una fede leggera
Perle d’oro nascosta in mano
Piccolo uomo contro la bufera
Grande eroe del pane quotidiano
Ma il cuore di carta si strappa
E interrompe il tuo giusto destino
Improvviso punto sulla mappa
L’inizio di un altro cammino
Favola
Fu nell’ultima luna
che la notte il cielo incendiò
e come fosse sole
luna il cielo abbagliò
E nera sul suo cavallo
fra il fuoco di mille fiamme
come un lampo nella notte
la morte si presentò
Ne le ali del buon dio
ne le sfere di fuochi eterni
neanche questa pioggia
dolce pianto della natura
sorella morte ti fermerà
Lungo il bosco e nella valle
sopra l’alpe e la pianura
fin giù nel lago alla ricerca
di chi a lei sia arrenderà
Ma la notte non è eterna
si può sfuggire alla propria sorte
se la luna è amica tua
è l’aurora della morte
Fu così che lei ti vide
lei che nera nel buio stava
tu regina della notte
la morte a te già si prostrava
e di te si innamorava
Luna e morte unite
è l’amore a cambiar le cose
l’impossibile non è la notte
e tornano a fiorir le rose
Fu l’audacia della morte
e l’amore della luna
che unite nella notte
sconfissero la sorte
Venne molta gente a nozze
venne anche chi non c’era
mentre il vento cantava a festa,
il buon dio le benediva
morte e luna unite a sera
Case a mucchi
Eppure adesso c’è il sole
e ancora per farmi dispetto
c’è un tempo per ogni stagione
ora il cielo mi dice ti aspetto
se tu ti senti più sola
a me non passa il respiro in gola
E adesso ho tempo per noi
tanto che non ne avremo mai
nel silenzio di queste ore
raccontami i rumori tuoi
ti ascolterò senza paure
ma già tremano le tue parole
E adesso ho tempo per me
ma questa notte la spendo per noi
è bello pensare alla notte
che domani sarà un giorno migliore
che domani sarà un giorno migliore,
quando è notte non lo credi mai
E al mattino mi sveglio presto
ma la barba non viene mai bene
lo specchio riflette in eccesso
una faccia già disordinata
cosa vuoi ordinare i pensieri
se la faccia è ancora quella di ieri
E passa un uomo e fuma
se fumo non mi passa mai
si volta e mi vede distratto
d’un tratto mi vergogno di noi
non succede mai a voialtri
di umiliarvi da entrambe le parti
Eppure piove devo partire
quando piove non mi piace guidare
quando guido non mi piace per niente
siamo solo continue partenze
per distanze che sono invenzioni
darci ritorni colmi di emozioni
E case a mucchi che portano al cuore,
di vicoli levigati dal sale
odore di sbornie di sole
e niente di niente da dire
tramontana spazza parole
tramonti rosso di mare
E donne curve su strade discese
pescatori danno ombre distese
per lettere a fatica iniziate
commozioni appena accennate
fra ricordi e fantasia
ed è questa…sufficiente compagnia
Get-Semani
C’è un gran silenzio giù alla città antica
perché si senta la mia fatica
non c’è rumore qui al vecchio frantoio
perché si senta il tempo in cui muoio
E scesa l’ora del sole spento
Il buio accende il mio sgomento
ani’ poched ho paura
ani’ ish echad sono solo un uomo
ani’ lo’ rozeh non voglio
a-men cosi sia
Mi viene addosso tutto il dolore
il solo segno del tuo immenso amore
ed il tormento lo vedo tracciato
nel segno del mio scarno costato
mentre nel sonno degli amici rimasti
vedo la quiete che tu a me non lasciasti
ani’ poched
ani’ ish echad
ani’ lo’ rozeh
a-men
Se il dubitare mi porta lontano
il mio destino mi siede vicino
la mia incertezza e la mia paura
il diritto al futuro la rinuncia più dura
Sotto una luna che non sa scaldare
questo esitare che ora fa male
Sotto quest’albero che cresce lento
son stato uomo fragile al vento
Piange l’ulivo divenuto già un salice
padre allontana da me questo calice
ani’ poched
ani’ ish echad
ani’ lo’ rozeh
a-men
a-men
Canzone per Rita
Ora che a posto son le cose
e quieto dovrebbe essere il dormire
maledetta ora tarda benedetta luce d’alba
viene giorno sul disastro qui a Partanna
Figlia che non sei che un cancro in testa
incurabile di vergogna e malasorte
non basta amor materno non assolve la natura
se ti cresce dentro il ventre la sciagura
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Il mio seno diede latte e poi il silenzio
la famiglia è più dell’aria e del respiro
la vergogna acceca più che il tradimento
l’omertà non concepisce il pentimento
Figlia generata in un momento
opposta volontà per troppo tempo
semina e concime su terra di tradizione
vanifichi il raccolto ne neghi la stagione
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Papà e poi Nicola come remi persi in mare
la rete del destino ti cattura e ti trattiene
e zitta come un pesce non è colpa me è valore
sono figlia tu sei madre ma non il mio autore
Io parto e quel che resta vince il giro
ma in giro non si dica che io ho vinto
una dinastia codarda lascia sangue dietro se
madre il dottor Paolo muore anche per te
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Donna sbagliata e figlia mai nata
venne Piera a suggerire una giusta via d’uscita
un sentiero tolto al pianto una lacrima rovente
per purificarmi l’anima e ridarmela decente
La lapide in frantumi è solo il mio Caronte
di una vita ripulita da una triviale morte
si sappia in terra e in cielo madre mia meschina
che il gelo del tuo cuore sul mio è solo brina
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Sette piani per spiegare che uno solo fu il peccato
quella regola sacrale che non ho mai rispettato
il volo è cosi lieve come mai nulla mi è stato
attraversami aria nuova ridammi un po’ di fiato
il volo mi fu lieve lo si dica pure in giro
l’aria nuova sarà fresca nuovo e fresco il mio respiro.
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia
Belli capelli
Belli capelli balla sotto un cielo di città
Belli capelli canta della tua giovane età
Balla belli capelli e mangia fantasie
Vestita come sempre di passamanerie
Dietro all’orizzonte c’è una terra da scoprire
Dove tutti sanno sempre cosa fare
Dove i sogni fioriscono senza mai appassire
Dove i giorni passano senza mai passare
Danza sopra il monte
Danza sopra il cielo
Danza sulle stelle
Con la gonna come un velo
Balla sulla gente
E la voglia di libertà
Sopra l’arroganza
Sopra la stupidità
E abbraccia gente caso dille cosa vuoi
Che il mondo abbracci il mondo come i figli suoi
Che i poeti son serpenti che cercano le ali
Mentre tutti gli altri strisciano nei canali
Balla belli capelli fanne un vento fresco
Passa il temporale con in bocca un ramo di ibisco
Poi tutti con le spalle messe in chiaroscuro
Dritti come scope a pisciare contro il muro
Balla Barbarossa
Balla Gengis Khan
Balla Topolino
Diabolik Eva Kant
Danza un po’ irlandese
Afroturco pechinese
Da mattina fino a sera
La contessa e la cameriera
Lancia i tuoi vent’anni come dadi fra le mani
Gioca belli capelli a carte il tuo domani
Balla gira e canta la canzone della luna
Belli capelli gira che gira la fortuna
Il giorno nuovo
Il giorno nuovo è appena andato
e sento già il rimpianto in faccia
ti stupisci della mia fronte secca
che butta rabbia alle belle passanti
e sulla poltrona del dolore vero
ci sprofondi un altro al posto mio
non mi tiro indietro non ho paura
ti dirò solo è meglio che io adesso vada
Il giorno nuovo è già fuggito
ma temo torni il passato umore
e asciughi la mia fronte
l’antico gusto di un nuovo amore
ma so che il tempo è sempre a digiuno
ed ogni umore lo può saziare
anche se scrivo pensando a te
questo non vuol dire che io sappia il perché
Non smetterò di cercare il nuovo
di essere sempre nuovo fra la gente
non parlerò di te mai a nessuno
sarà il segreto della nostra pelle
seguimi come non l’hai mai fatto
oltre l’età che divide il tempo
e lascia sempre libero il mio posto
sulla poltrona dell’amore nostro
Quando nell’aria si accumula il silenzio
e il vuoto intorno mi stordisce
singhiozzo versi di una poesia antica
per digerire anche questa canzone
è inutile cercare scuse alla sfortuna
quando anche il sole ti da fastidio
quando appassito dal mio muto agire
torno al rumore delle mie idee
Ma scriverò un’altra canzone
Forse più allegra o più d’amore
saprò frugare dentro al silenzio
stringendo fra le mani il vuoto
mi accorgerò che ognuno è solo al mondo
dietro una mamma grossa e protettrice
e saprò chiudere dentro un cassetto
il mio destino come un dispetto.
Inventario
Sono un piccolo bosco
Sono un grande orologio
Un ombrello già rotto
Sono un angolo vuoto
Sono il colore del neon
Sono il peso del giorno
Sono bianco e colore
Sono il trono e l’altare
Pregare e bestemmiare
Pregare e bestemmiare
Quello che non sai è quello che sei
quello che non hai è quello che vuoi
Sono preghiera al contrario
Una sponda di mare
Sono l’orgoglio e il furore
Sono l’essere e avere
La luce piena del sole
Sono buio e lampare
Sono l’ultima nave
Sono tagliare la fune
Lo stare e l’andare
Lo stare e l’andare
Quello che non sai è quello che sei
quello che non hai è quello che vuoi
Sono paura di niente
Sono terrore invadente
Passato da immaginare
Futuro da ricordare
Sono il più ricco del mondo
Sono felice in un prato
Sono il più povero al mondo
Sono e non sono mai stato
L’indecenza e il peccato
L’indecenza e il peccato
Quello che non sai è quello che sei
quello che non hai è quello che vuoi
Sono un signore distinto
Sono un freddo assassino
Sono una voce fra tante
Un sognatore perdente
Un bambino già grande
Un vecchio da ascoltare
Sono Il veleno e la fame
Sono l’assenza e il pudore
Sono ignoranza e sapere
Sono ignoranza e sapere
Quello che non sai è quello che sei
quello che non hai è quello che vuoi…
La storia
Dimmi una storia come fossi un bambino
fu la preghiera in quel mattino
Il sangue è ormai lento dentro alle arterie
tu dimmi la storia di tutte le storie
Non gesta di eroi non draghi o castelli
non lupi e giganti o pirati ribelli
nessuna sconfitta e nessuna vittoria
tu dimmi le storie di tutta la storia
Lasciami quest’ultima storia
La figlia rispose con voce gentile
alzati è ora dietro casa c’è il sole
e insieme a ogni alba un po’ ci commuove
nasce il racconto di un altro altrove
E Illumina ancora la notte più scura
con storie a cui manca tempo e paura
Il giorno le accoglie tutte d’un fiato
il tempo non ha futuro o passato
Il tempo non è mai passato
Le storie ci assolvono da ogni peccato
annullano il peso di ogni nostro segreto
Poesie stropicciate nel portafoglio
sono onde spumose contro uno scoglio
Sono cieli impetuosi e venti di burrasca
sono tuoni nascosti dentro una tasca
ma poi d’improvviso si fan quiete di lago
magie di parole e trucchi di mago
Le storie sono un luogo un pò vago
La figlia vedendolo ascoltare attento
capì che era giunto il fugace momento
Sentì la sua vita in quel soffio dolente
che il tutto si prende fino a diventar niente
E disse quell’ultima frase esitante
che l’unica trama la più importante
La scrive ogni uomo e non c’è vana gloria
ma Il racconto eterno della propria memoria
Che le storie vincono sulla storia
Che le storie vincono sulla storia
Lemà sabactani
Io vivo da “già morto “
io attendo il “più niente”
coi mesi e con gli anni
che svuotano il vuoto
assassino per poco
condannato per sempre
la morte per legge
Sparare nel mucchio
e uccidere a caso
non è il mio mestiere
io scelgo preciso
trattengo un respiro
e non sbaglio il colpo
e spengo un respiro
Eli Eli lemà sabactani
Eli Eli Eli lemà sabactani
E aggiusto la gonna
il livido nascosto
lo porto in processione
per chiedere scusa
delle mie malevoglie
ciò che dio unisce
la violenza non scioglie
Vola alto il machete
e canta basso il fucile
c’è un buco di corpi
mucchio da seppellire
sono ombre di uomo
solo sagome rotte
di fantasmi nella notte
Eli Elii lemà sabactani
Eli Eli Eli lemà sabactani
La lamiera è rovente
verrà il giorno di dio
in questa terra violata
mentre scivola il monte
e si porta all’inferno
la baracca e il suo fango
avrà mai fine l’inverno
Guardo al mare e al monte
all’albero del perdono
miracolo della speranza
in una pasqua lontana
quest’uomo che è straccio
abbandona il sudario
e sale nudo il calvario
Eli Eli lemà sabactani
Eli Eli Eli lemà sabactani
E Marta è nata in galera
E Gianni muore di noia
Hammed rovescia il gommone
Nadir che vende il suo rene
Maria sputtana il suo corpo
E nasce un bambino già morto
Un altro viene venduto
Un corpo brucia in miniera
Belgrado muore ogni sera
Il capo trucca il bilancio
C’è troppa gente in corsia
Non basta mai la pensione
Un vecchio grida il suo nome
Marcello picchia sua madre
Bestemmia il cielo suo padre
Qualcuno piange lontano
Qualcuno non ha più voce
Un cristo grida dalla croce
Eli Eli lemà sabactani
Eli Eli Eli lemà sabactani
Eli Eli lemà sabactani
Eli Eli Eli lemà sabactani
Mio padre (novecento)
Gli occhi scuri come acqua nel pozzo
il pozzo dove è caduto il tempo
che affonda dentro ai giorni uguali
e cambia giorni e capelli
che ogni istante si fanno sempre più rari
Le frasi quasi le puoi contare
sempre le stesse parole
passatempo che nessuno ascolta
inutile il raccontare
età negata che a nessuno importa
Anni inventati dalle tue braccia
ogni ruga un disegno amaro
e quelle mani sempre troppo dure
per cogliere insicure
il fiore nato dalle mie paure
Sarà che si perde la voglia di provare
o forse è solo stanchezza
credo ci si senta a maggio
inverno da dimenticare
non più disposti a nessun altro paesaggio
Mio padre è il corpo che ho
mio padre mi insegue severo
mio padre è quello che serve
perché mi arrenda
ad essere parte della sua pelle
Mio padre è una schiena normale
rotta in una guerra mondiale
che ha vinto perso resistito
chissà io al suo posto
quante volte avrei già mollato
Mio padre è un oggetto smarrito
nel mondo che lui ha costruito
perso dentro la confusione
fra un ricordo di campagna
e le balere della sua generazione
E gli occhi scuri come macchie nel volto
il volto di chi a già capito il tempo
che corre sopra i giorni uguali
e cambia solo i capelli
che ogni istante si fanno sempre più chiari
Notte di quasi estate
Notte di quasi estate
fra montagne che non so
col buio troppo buio
per farsi un po’ piacere
e ogni albero è un ricordo
ogni ramo un’idea usata
e questo buio quasi un grido
in questa notte che si è spezzata
Pensieri ormai sbiaditi
e fastidiosi come insetti
tornano alla mente
insieme a uomini distrutti
e cento facce da ritrovare
e mille azioni da rinnegare
e il vento gelido congela
tutta la voglia di ricominciare
poi se ti ricordi
c’è gelo in primavera
poi fra le tue mani
è terra che diventa fumo
bufera sull’avvenire
inquieta il tuo passato
e a vuoto guarderemo
lo specchio rotto che abbiamo avuto
Quasi sei già diviso
fra un quieto e stanco rito
e un mito impertinente
come un invito a reagire
già il mago è nella piazza
e la tua rabbia gli scompare in mano
ma nella notte ormai ti appare
solo la burla di un ciarlatano
Chissà dove arriva
la paura che ci uccide
chissà quando uccide
questo grido soffocato
quale storia verrà dopo
quale sole sorge ancora
quale alba porta luce
al buio alla notte alla morte sicura
E’ triste chi è stato spesso solo
E’ triste chi non riesce a stare solo
E’ triste chi ha avuto troppa allegria
E’ triste chi della gioia “se ne fotte”
E’ triste chi ha conosciuto se
E chi non sa nemmeno chi è…
Per te
Per te che non so neanche chi sei
che hai una storia come tutti noi
che hai saputo amare forte
e come tutti hai amato troppe volte
ti sei scordata un solo istante
che eri tutto che eri importante
e quella musica veniva dal cielo
e quella musica svelante il mistero
Col tempo forse passerà il male
e anche lui ti saprà perdonare
magari la sua vita cambierà
ma nell’ora in cui ti penserà
cercherà dietro ai ricordi più vaganti
di fermare le parole più importanti
e fermando quel discorrere lontano
avrà cura di un pensiero così umano
E c’era sempre un figlio da incontrare
e quel figlio che non so incontrare
e l’amore alla sera che univa
quell’ amore era un cane che rideva
e ancora cerco specchi per cercarmi
e ancora rompo specchi per trovarmi
e c’era sempre sole da sognare
e volevo solo un sole da sognare
Il respiro si è stretto in una morsa
troppo lunga questa inutile corsa
come l’attimo in cui perdi la gara
il traguardo dell’ultima sera
e vuoto e acido e pianto
e lo stomaco si frantuma in uno schianto
e unghie piantate nel cemento
ogni momento così lento troppo lento
Più in là
Mi piace scoprire l’origine delle cose
entrare nel proibito della loro identità
capire se è un vero peccato
voltar la faccia ad un destino già assegnato
E credere che in fondo non è giusto
che qualcuno sia sempre fuoriposto
e che altri si dicano “civili”
solo per la fortuna di non essere nati nei porcili
più in la………………
Voglio capire in ragione di quanti affari
quanti popoli si sacrificano agli altari
di ingiustizia prepotenza e paura
dove è mai questo orgoglio di cultura
Nazione di valori e libertà
sapiente della propria civiltà
ma sorda davanti alle grida
di chi paga col sangue la propria e l’altrui felicità
più in la………………..
Un vuoto immenso solo da colmare
fermo immobile fino a scomparire
e quel civile senso del dovere
che ogni volta mi sa fermare
Senza imprudenze azzardi o leggerezza alcuna
sei lontano dalla tua umana natura
che concede tempi sereni a chi li chiede
ma che inevitabile ti obbliga a decidere
più in la………………..
Ma sono sicuro che il concime di ogni agire
è il solo frutto dello sterco del dolore
e il raccolto sarà un carico di sale
e il raccolto sarà barca in mezzo al mare
e a tutti quelli che non sono mai arrivati primi
vinti da giorni spesi ai confini
non resta loro che costruire ancora
perché questa casa abbia un posto migliore e allora….
Sognando chi
Come il breviario della mia giovinezza
Mi appari in sogno come una debolezza
Un arto perso un dolore un sedimento
Mi sveglio e cedo ancora al pentimento
E devo stare attento
Per come ti sento
Ora ti vedo o è solo la tua ombra
Ma non importa il ricordo è in ciò che torna
E sul sagrato la figura mia imbranata
Bacia piano la bocca tua rinata
Tu non sei stupita
E non sei pentita
Sono stato poi ben altra persona
Ho incontrato poi ben altra buona vita
Ho pulito e ordinato un po’ la storia
Ho abusato di tant’altra memoria
ma mi manca l’aria
qui manca l’aria
Perché era bello parlare parlando di te
Ed era facile in due imparare a tacere
Disordinando i tuoi capelli castani
Perquisiti a caso dalle mie mani
Ma tu non rimani
No non rimani
Così ti aspetto per un’unica cena
E sarà forse il vino a chiarire la scena
Tu abito da sera esibito a bandiera
Io giacca un po’ naif e voce finta austera
Oh mia signora
Bella signora
Ti vedrò come voglio inventerò ogni cosa
Una salvezza un imbroglio una dignità preziosa
Mi vedrai bello vecchio ingordo e bambino
Imbarazzato dall’insolito sentirti vicino
Così vicino
Ma è già mattino
Vedi è mattino…
Stelle e strisce
Ti ho sognata a mezzogiorno
sotto un cielo a stelle e strisce
passeggiavi silenziosa
sottovento a muso triste
e tornata dalla terra
dei cavalli e dei cowboy
ti sei presa cura
che io entrassi nei fatti tuoi
Sottovento sottovoce
sotto sotto non è male
i tuoi giorni di velluto
me li hai fatti amare
e tornato in quella terra
che da sempre porto in me
ho creduto fosse giusto
offrirne un pezzo a te
A te che sei fiori e piume
ho chiesto pietra e legno duro
io che cresco concimando
di sudore il mio futuro
non potevi certo offrirmi
quel tremore che non hai
io ti penso terra argilla
donna donna come sei