Consorzio Comunità Brianza: “La bellezza cura!”

di Francesca Radaelli

Vent’anni di impegno concreto sul territorio di Monza e Brianza. All’insegna della solidarietà e della cura delle persone più fragili. Il Consorzio Comunità Brianza ha celebrato venerdì 24 maggio questo importante compleanno, con un grande evento organizzato nel prestigioso scenario della Villa Reale di Monza. Fondato nel 2004, oggi il Consorzio è una vera e propria istituzione e un punto di riferimento per le iniziative in ambito sociale del territorio brianzolo. La sua azione spazia dall’educazione all’abitare sociale, dall’accoglienza dei profughi all’ambiente, dalla formazione al lavoro, senza dimenticare le attività in ambito culturale. In questa intervista al Dialogo di Monza, il presidente Mario Riva fa il punto sui progetti realizzati e sulle prospettive future.

Da sinistra: Mario Riva, presidente Consorzio Comunità Brianza, e i direttori Marta Morelli e Maurizio Barella

Partiamo dal presente. Che cosa rappresenta oggi per il territorio brianzolo la realtà del Consorzio Comunità Brianza?

Oggi il Consorzio è un’impresa sociale che comprende una trentina di soci, tra cooperative ed enti del terzo settore, e si prende cura nel suo complesso di oltre 5000 persone in situazione di fragilità, proponendo inoltre progetti educativi, ambientali e culturali. Personalmente, ne sono presidente da sette anni: è stato un tempo sufficiente per vedere tanti progetti realizzati. Il consorzio è cresciuto tanto. Oggi non offre solo servizi per i propri soci ma si propone come un vero e proprio incubatore di idee imprenditoriali. Basti pensare, a titolo d’esempio, che una delle iniziative più recenti è stata il bando che abbiamo indetto per aiutare giovani imprenditori sociali con un finanziamento predisposto ad hoc. Cerchiamo di reagire e rispondere al meglio ai bisogni del territorio e le attività che mettiamo in campo abbracciano un’idea di welfare a 360 gradi, che non si riduce ad interventi a favore delle fasce deboli ma contempla anche gli ambiti della cultura e della formazione.

Per esempio?

Un esempio sono le iniziative che stiamo mettendo in campo alla Villa Longoni di Desio, che ci è stata affidata dai Padri Saveriani: vi abbiamo avviato un importante progetto di formazione e inclusione, ma ci stiamo impegnando anche nell’organizzazione di veri e propri eventi culturali che siano in grado di aprire questo luogo alla cittadinanza. Anche iniziative di questo tipo ci permettono di mostrare le nostre potenzialità e i servizi che possiamo offrire e sono per noi un volano verso ulteriori collaborazioni e progetti. Oggi siamo abituati a lavorare in sinergia con le pubbliche amministrazioni, offrendo le competenze che abbiamo maturato in questi venti anni di presenza attiva sul territorio.

Dal vostro punto di osservazione, come sono cambiati i bisogni del territorio brianzolo?

Storicamente, abbiamo sempre risposto alle esigenze classiche delle fasce più deboli, occupandoci per esempio di supporto alle disabilità e di aiuto alle situazioni di marginalità. Col mutare dei contesti sociali, però, sono cambiati anche i bisogni. Oggi emerge in particolare il problema della casa. In passato il bisogno di un tetto riguardava solo le fasce di povertà estrema. Ora sempre più  rilevanti sono le “fasce grigie”: i padri separati, le madri sole, persone o nuclei familiari che si trovano improvvisamente in difficoltà economica. Senza contare che ai “nuovi poveri” in aumento si aggiunge l’aumento degli affitti. Oggi ci troviamo ad affrontare bisogni che prima non esistevano. Se in passato uno dei problemi principali era il lavoro, oggi è chiaramente quello della casa. Il nostro compito è quello di essere “sentinelle” e di intercettare i cambiamenti e i nuovi bisogni della “comunità” brianzola. Un’iniziativa che va in questo senso è quella realizzata ad Agliate con la gestione di un complesso di appartamenti per affitti brevi. E nel settore dell’housing abbiamo qualche progetto in cantiere anche per il futuro.

Guardando invece al passato, e ripercorrendo la storia del Consorzio, quali sono state le tappe più significative?

Ci siamo sempre proposti come punto di riferimento a livello progettuale per i nostri soci e questo ci ha permesso di creare nuove opportunità e di far crescere negli anni il numero dei soci. Oggi i nostri dipendenti sono un centinaio, dato inconsueto per un consorzio di cooperative, che evidenzia il nostro ruolo sul fronte operativo. Una della tappe in cui questa operatività si è manifestata è stata la creazione della rete RTI Bonvena , una decina di anni fa, con la decisione di affrontare in prima persona, come consorzio, il tema dell’accoglienza dei profughi, attraverso la ricerca attiva di spazi e modalità organizzative adeguate per ospitare i migranti. Attraverso questo approccio abbiamo fatto gemmare nuove cooperative, che, nate all’interno del Consorzio, hanno preso in carico servizi specifici.

E in prospettiva futura, quali sono i propositi del Consorzio?

Il proposito è quello di tenere alta l’asticella, continuare a perseguire il bene e il bello. Ci proponiamo di continuare a guardare le cose con occhi nuovi, essere aperti a visioni diverse, ricercare sempre il bello. Proprio questo è il nostro motto: siamo convinti che la bellezza cura. E tutti ne abbiamo diritto. Il bello non deve essere qualcosa di esclusivo, poiché tutti dobbiamo potercelo permettere. E’ questo lo spirito del progetto di Villa Longoni: abbiamo voluto mettere una villa gentilizia a disposizione di ragazzi che vengono da percorsi difficili. Questo proprio perché siamo convinti che sentirsi parte della bellezza possa aiutare in modo determinante nella crescita e nella costruzione della propria identità.

Qui è possibile vedere il video realizzato dal Consorzio in occasione dei 20 anni: https://www.youtube.com/watch?v=N9uB0Yq1mKM

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